Implantologia post estrattiva a carico immediato: un caso complesso di perdita della dimensione verticale.

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Dott: Vincenzo Carbone

Status prima dell’intervento.

  

Status 72 ore post intervento.

 

 

Sorriso prima del trattamento.

 

Visione Frontale

 

 

 

 

 

 

 

 

Visione occlusale.

 

 

 

 

 

 

Visione occlusale sn.

 

 

 

 

 

 

 

 

Visione occlusale dx.

RX O.P.T. pre trattamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Analisi occlusale in articolatore.

 

 

Occlusione sn.

 

 

 

Occlusione dx

 

 

Pianificazione chirurgica implantare secondo il P.T.R.

 

Inserimento virtuale impianti.

 

fase chirurgica: bonifica superiore osteoplastica di rimodellamento, inserimento di num 6 impianti e minirialzo in sede 1.5.

 

 

 

 

 

 

Avulsione degli elementi dentari ed osteoplastica di rimodellamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

O.P.T. post chirurgica.

 

 

Inserimento delle viti di guarigione.

 

 

 

 

 

 

 

Ribasatura del transfert occlusale alle viti di guarigione per il trasferimento dei parametri occlusali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Transfert occlusale ribasato, evidenti gli stop sulle viti di guarigione.

 

 

 

 

 

Ribasatura del provvisorio pre chirurgico e adattamento ei pilastri trans mucosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Provvisorio immediato post chirurgico (2 ore dall’intervento.)

Provvisorio immediato post chirurgico (2 ore dall’intervento.)

 

Provvisorio immediato post chirurgico (2 ore dall’intervento.)

 

 

 

 

 

 

 

Rilievo dell’impronta post chirurgica in gesso e polietere.

Fasi di Laboratorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Preparazione per lo sviluppo del modello

 

 

 

 

 

 

 

 

Modello in gesso con analoghi inseriti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Montaggio delle viti di guarigione sul modello in gesso per l’accoppiamento al transfert occlusale.

 

 

 

 

 

 

 

transfert occlusale

 

 

 

 

 

 

 

Accoppiamento tra transfert e modello per il trasferimento dei parametri occlusali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ceratura su articolatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione della struttura in cr-co passivizzata sugli abutment trans mucosi mediante  tecnica ad incollaggio.

 

Struttura visione occlusale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Struttura visione laterale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione della porzione estetica in composito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Manufatto in articolatore

 

 

 

 

 

 

 

Manufatto ultimato.

 

 

 

 

 

 

 

Rientro chirurgico, a 72 ore dall’intervento si rileva una frattura parziale del provvisorio immediato.

Provvisorio fratturato.

 

 

 

 

 

 

 

Rimozione della restante parte del provvisorio avvitato.

Provvisorio rimosso.

Guarigione a 72 ore.

Inserimento del manufatto.

 

 

 

 

 

 

 

Serraggio delle viti protesiche a 15 netwon.

Visione laterale dx.

 

 

 

 

 

 

 

Visione laterale sn.

 

 

 

 

 

 

 

Consegna del manufatto definitivo: visione frontale.

 

 

 

 

 

 

 

Sorriso del paziente a 72 ore dall’intervento !

 

 

 

 

 

Prima dell’intervento.

 

 

 

 

 

 

3 giorni dopo l’intervento!

Considerazioni:
Il Piano di Trattamento Razionale, anche in questo caso ci ha permesso di valutare ed affrontare una serie di problematiche che prima della pianificazione sembravano insormontabili.
in particolare in questo caso, la frattura del provvisorio in sola resina acrilica, consegnato subito dopo la chirurgia, non ha causato alcuna problematica, ed avvalora ancora di più la nostra tecnica. Ricordiamo che il P.T.R. applicato ai carichi immediati prevede in ogni caso la consegna a 72 ore di un manufatto definitivo, rigido, passivo, avvitato, realizzato su di una impronta post chirurgica.
La logica razionale, risiede nella convinzione che per il successo di questi casi, sia d’obbligo il raggiungimento di una stabilità primaria subito dopo l’inserimento degli impianti, (condizione necessaria), ma soprattutto il mantenimento di condizioni ideali di stabilità, rigidità ed estetica sotto il carico funzionale masticatorio nei tre mesi successivi.
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Implantologia guidata e riabilitazione immediata secondo protocollo Polizzi

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Nell’era della chirurgia guidata e tecnologia CAD CAM, i software dedicati occupano senz’altro un posto in primo piano. Grazie alla pianificazione virtuale, l’intervento viene progettato in modo del tutto personalizzato. A più step del piano di trattamento si inseriscono gli interventi virtuali, facilitando il complesso compito del chirurgo nella ricerca del piano ideale. In quest’ottica  i software di pianificazione offrono degli strumenti eccezionali, direi necessari per la ricerca del protocollo chirurgico ideale. L’utilizzo dei software non deve essere considerata solo l’aiuto al chirurgo nella fase di inserimento implantare, essa gioca un ruolo cruciale sopra tutto nella fase diagnostico-interpretativa. Attraverso una visione  a 360 gradi dei software di pianificazione potremmo didatticamente suddividere  i  campi di applicazione  in due parti, una fase iniziale:

1. Diagnostica interpretativa: lo studio della stessa ci permette  di ottimizzare  la fase diagnostica e ridurre i rischi connessi ad errate interpretazioni, scegliere altresì tra diverse ipotesi quella a più alta predicibilità ed a più basso rischio, permette inoltre; • Diagnosi tridimensionale • Densitometria ossea • Identificazione delle strutture anatomiche sensibili • Previsione protesica

2. Procedurale protesico-chirurgico-protesica:

La corretta fase diagnostica permette di ottimizzare la fase protesica preliminare, quella  chirurgica  e protesica definitiva, assistiti la mascherine che recano tutte le informazioni di progetto da noi impartiti. L’esatta corrispondenza di tali guide chirurgiche, permette in fase preliminare di eseguire uno studio di fattibilità protesica, dei tempi e dei  carichi protesici da osservare in base allo studio delle unita hownsfild, avanzare ipotesi e scegliere tra le componentistiche da adottare,  realizzare provvisori rendendo ancor di più predicibili le fasi protesiche definitive. In fase prettamente chirurgica la mascherina guida permette al clinico di velocizzare e ridurre al minimo i traumi di un lembo quando è possibile. La diagnosi tridimensionale con l’ausilio del computer risulta necessaria per la valutazione  dei siti implantari (lunghezza, dimensione, e densità ossea) e fornisce la possibilità di pianificare in maniera semplificata l’iter (diagnostico-protesico-chirurgico-protesico). Permette inoltre una facile comunicazione in modo chiaro con il paziente sia la fattibilità chirurgica che la soluzione protesica finale. I maggiori vantaggi nell’utilizzo di queste tecniche sembrano  essere  legati alle procedure a carico immediato, dove senz’altro  un protocollo non computer guidato, risulta di indubbia predicibilità, per diverse ragioni: 1.  Difficoltà nello stabilire una stabilità primaria (impianti multipli, e orientamenti diversificati) 2. Difficoltà nella scelta dell’orientamento dei pilastri trans mucosi. 3. Difficolta nello stabilire l’emergenza degli impianti per la costruzione delle protesi temporanee, e dei transfert di posizione protesica.

Questo tipo di protesi vengono proposte nei casi in cui per diverse ragioni è necessaria una riabilitazione totale o sub totale dei mascellari, che si presentano per il grado di atrofia, rispondenti al piano di trattamento previsto. Questo tipo di riabilitazione e reso possibile nelle condizioni tali in cui lo studio di fattibilità chirurgica è positivo, ed è congruo allo studio della soluzione protesica finale, in relazione ai parametri di esposizione delle connessioni impianto protesiche.

Nel caso che descriveremo in seguito, è stato proposto un intervento di implantologia a carico immediato, è applicato il nostro piano di trattamento razionale. Rappresenta un evidenza delle potenzialità dei software, per tutto il percorso diagnostico terapeutico, dalla fase interpretativa iniziale alla fase chirurgica vera e propria finale che ci auguriamo di condividere con voi.

Piano di trattamento razionale:

 

1: Raccolta dei dati clinici ed anamnestici.

2: Studio del caso : valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame.

3: Analisi delle tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso.

4: L’ipotesi del piano di trattamento razionale.

5: Discussione attraverso il blog.

Il protocollo razionale applicato ai casi di programmazione chirurgica implantare a carico immediato, deve tener conto di una serie di parametri, da applicare ad hoc ad ogni singolo punto del piano di trattamento, con lo scopo di giungere all’intervento in maniera serena e con il più basso numero di interrogativi, ai quali si dovrà intervenire, se mai ci fossero, con soluzioni appropriate, poichè programmate. Sarà importante in altre parole   rispettare il protocollo previsto, al fine di poter risolvere il caso in maniera eccellente, rispettando innanzi tutto i tempi del programma, dare al paziente ciò che si è programmato sotto termini di estetica e funzione. Il nostro protocollo attraverso l’analisi attenta di tutte le variabili (clinico-tecniche) ed attraverso il lavoro di equipe, è riuscita negli anni attraverso la risoluzione dei casi implantari ad attuare un protocollo ripetibile ed applicabile con dovute differenze a  tutti i casi e sostenibile  da un punto economico.

Il piano di trattamento razionale prevede nel primo punto:

1: Raccolta dei dati clinici ed anamnestici

 

Si presenta alla nostra osservazione un paziente di 58 anni, in buona salute, non fumatore, assenza di patologie sistemiche, motivato ad affrontare terapie risolutive il suo stato di sofferenza, provocato da fenomeni acuti di pulpite e parodontite cronica, portatore di una protesi parziale rimovibile incongrua. Escluse tutte le controindicazioni generali e sistemiche, il paziente viene sottoposto ad una serie di sedute per la risoluzione delle problematiche endodontiche e parodontali.  L’esame extraorale mette in evidenza un sorriso stirato senza esposizione gengivale. Gli elementi residui mascellari si presentano con mobilità di secondo grado. Il paziente reca una protesi che se pur non congrua, presenta una buona componente estetica nei volumi e nelle esposizioni, essa sarà la base di partenza della nostra programmazione protesica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo un primo periodo di cure e motivazioni all’igiene orale, è stata riabilitata provvisoriamente l’arcata inferiore mediante uno spintaggio rigido in composito e fibre di vetro.

 

Mentre per l’arcata superiore è stato proposto, un percorso diagnostico terapeutico di implantologia a carico immediato.

Per carico immediato  si intende un protocollo operativo, che in un lasso di tempo di 6-8 ore, sia comprensivo di tutte le procedure chirurgiche e protesiche, dall’inserzione degli impianti alla consegna del manufatto protesico provvisorio avvitato su di essi, e nelle successive 36 ore la consegna del manufatto definitivo. Tale tipo di protocollo prevede quindi, la funzionalizzazione degli impianti subito dopo l’inserzione, in questo modo si riescono ad ottimizzare tutti i benefici della stimolazione funzionale degli impianti con gli  indubbi vantaggi della riabilitazione immediata al paziente, al quale si garantiscono estetica, fonetica, e funzione.

2 : Studio del caso – Valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame.

 

Il secondo punto rappresenta sicuramente la fase più corposa del nostro piano, diagnosi infatti significa conoscenza, e de solo attraverso la conoscenza attenta dei volumi ossei che potremmo stabilire come ed in quali termini, intervenire per la risoluzione del caso.  Affiancati per questo secondo punto dai software di programmazione i quali rappresentano  a questo punto uno strumento fondamentale per il nostro scopo. Ma ancor prima di pensare di utilizzarli dovremmo prescrivere o effettuare o analizzare se già presenti esami diagnostici più semplici.

1: rx panoramica.

2: foto studio.

3: modelli in gesso montati in articolatore.

Il filone decisionale diagnostico che passa attraverso questi dati è reso obbligatorio sia per iniziare a quantificare i rischi connessi al caso e classificare i difetti in esame. Sia per ottimizzare lo studio della stessa rx cone beam e renderla idonea al caso in esame. In questa fase sarà importante non commettere errori procedurali e prescrivere un esame radiografico senza che questo incorpori dati protesici essenziali per lo studio iniziale e per il seguito chirurgico il cui successo dipende il larga parte da queste fasi iniziali. Infatti, la chirurgia guidata deve far  riferimento oltre all’osso residuo,  dalla progettazione protesica, la quale deve inserita nell’esame tac e gestita ed ottimizzata al caso successivamente, attraverso il software. Sarà quindi importante prima di prescrivere al paziente l’esame radiografico; verificare se lo stesso abbia una protesi mobile (parziale o totale) e se questa risponda a requisiti idonei di estetica, altrimenti dovremmo adeguare o rifare le vecchie protesi del paziente riadattandolo alla nuova estetica.

Per il nostro caso, la valutazione pre-operatoria deve passare attraverso dei protocolli di realizzazione precisi e supportati da uno studio dettagliato in armonia con il laboratorio odontotecnico. Il paziente, presenta degli elementi residui da rimuovere ma lo stesso ha una certa resistenza nel passare attraverso una protesi intermedia rimovibile totale ed un intervento differito. Per cui in questo caso ed ancora una volta grazie al software simplant è stato possibile ipotizzare, un intervento che coniugasse una programmazione chirurgica sulla base di informazioni di progetto da noi impartiti, sia per le selle edentule sia per gli elementi da estrarre al momento dell’intervento, e con una sola indagine RX cone-beam effettuata al paziente, rispondendo in questo modo al principio di giustificazione in tema di esposizione ai raggi X.

Protocollo operativo: dai modelli montati in articolatore, sulla scorta dell’occlusione già esistente, e dalle informazioni della protesi del paziente si allestisce una  base protesica superiore recante le selle edentule distali, ed una ampia base protesica palatale. Secondo il protocollo del Dr. Polizzi  alla base protesica cosi eseguita, verranno aggiunte le porzioni di protesi recanti gli elementi dentari destinati all’estrazione in fase chirurgica, per eseguire la procedura di doppia scansione (vedi in seguito).

Fasi di laboratorio:

 

 

Preparazione della base protesica in resina acrilica.

 

Base protesica in articolatore per la rimozione degli elementi dentari.

 

 

Realizzazione della porzione corrispondente agli elementi da estrarre.

 

 

Le due porzioni protesiche accoppiate.

 

Nella base protesi a vengono posti dei reperì i quali, devono essere equamente distribuiti sulle superfici vestibolari e palatali, cercando una differente altezza tra quelli palatali e vestibolari.

 

Costruzione dell’ indice occlusale in silicone.

 

Si effettua una prova nel cavo orale ed è importante che la base protesi a si adatti bene al piano mucoso poiché essa costituirà la base per la costruzione della dima chirurgica. Viene quindi eseguito un esame Rx cone-beam con inserita nel cavo orale la guida radiologica protesica con guida del l’indice occlusale in silicone.

La guida chirurgica viene accoppiata alla porzione protesica precedentemente realizzata, corrispondente agli elementi da estrarre in fase chirurgica.

 

 

Le due porzioni protesiche accoppiate per l’esame cone beam.

 

                     

 

 

 

 

 

Verrà a questo punto eseguita una Rx cone beam alla guida radiologica, la quale reca in se tutte le informazioni di progetto, quelle realizzate sulle selle edentule e quelle virtuali, per gli elementi da estrarre al momento dell’intervento.

 

Grazie al software di pianificazione è stato possibile la sovrapposizione delle informazioni ottenute realizzando una valutazione pre-chirurgica soddisfacente.

Attraverso il software è stato prima ottenuto il modello di lavoro su cui è stato possibile effettuare la pianificazione.

 

Modello di lavoro iniziale

 

 

Rimozione degli elementi

 

 

Protesi di scansione virtuale

Sulla scorta delle informazioni fornite dalla dima radiologica, è stato possibile effettuare una pianificazione protesicamente guidata così da ottimizzare la programmazione implantare.

 

Accoppiamento virtuale tra il modello di lavoro e la protesi di scansione.

 

Sarà importante durante la programmazione a prestare attenzione all’emergenza degli abutment trans mucosi, con i quali di solito si riesce a compensare angolazioni oltre i 30 gradi.

 

Inserimento virtuale degli impianti.

 

 

Visione occlusale delle emergenze protesiche implantari.

 

 

 

 

 

 

Lo studio della densità ossea del caso, indica una qualità bassa di tipo D4 con pochi picchi D3 a livello della premaxilla, dove ancora sono presenti le corticali alveolari degli elementi residui. Delle selle edentuli distali classificate come IV classi di Coowod ed Howell,  la densità è decisamente del tipo D4. In particolare gli impianti nelle sedi 1.6;2.6 programmati appaiono ben inseriti nella compagine ossea, sono contornati da un volume osseo adeguato in spessore e lunghezza ma con basso valore di densità, lo studio delle unità hounsfild applicato agli impianti non sembra dare buone garanzie di stabilità primaria ciò impone una valutazione attenta sul carico immediato, e sulla necessita di una sotto preparazione differenziata dei siti osteotomici. Infatti, una delle condizioni da perseguire affinché il carico immediato possa essere effettuato è  la stabilita primaria degli impianti con un valore di torque almeno o superiore a 35 newton/cm2, per cui per questi due impianti sarà opportunamente variato il programma di preparazione. Una volta ultimato il programma di pianificazione saremmo pronti per l’ordine della dima chirurgica.

 

 

Una visione preliminare della dima chirurgica estrapolata dalle immagini virtuali.

3: Analisi delle tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso.

Le immagini di seguito nel terzo punto sono di riferimento. Ricordiamo ai lettori del blog, che il caso presentato è stato risolto in data 14/12/13 durante la live surgery dedicata al caso. le immagini finali del caso sono state inserite a fine articolo.

Gli obbiettivi del trattamento implantare a carico immediato sono legati alla consegna immediata di una protesi che sia gradevole dal punto di vista estetico e psicologico e  funzionalmente adeguata. La protesi dovrà essere consegnata al paziente in un lasso di tempo breve dal momento chirurgico. Tali obbiettivi saranno possibili solo attraverso il rispetto di un adeguato protocollo in concerto con il laboratorio odontotecnico al quale, si richiederanno 3 elementi fondamentali per il rispetto del protocollo da noi adottato. Il materiale protesico da confezionare sarà costituito essenzialmente da :

 

1: un manufatto protesico  provvisorio esso verrà  ancorato agli  abutment trans mucosi  mediante tecnica ad incollaggio.

 

 

 

2: un portaimpronta contenitore per l’impronta in gesso attraverso la quale, si ridurranno i tempi  per l’impronta e si garantirà al tecnico l’esatta  corrispondenza delle posizioni implantari, riducendo i rischi di micromovimenti degli stessi

 

3: un trasfert occlusale costituito dalla dima radiografica da un duplicato della stessa, la quale opportunamente modificata permetterà di trasferire tutte le informazioni estetiche fonetiche, dimensionali al laboratorio il quale nei tempi previsti potrà confezionare un manufatto definitivo.

 

 

I rischi connessi a tale tipo di caso, sono molto frequenti e legate alle diverse fasi di trattamento, dagli artefatti radiografici, al micromovimento della dima, all’incongruenza  se pur lieve del posizionamento implantare, i rischi maggiori sono legati all’insuccesso di una mancata stabilità primaria degli impianti, il che renderebbe l’intervento di inserimento degli impianti, senza il seguito protesico immediato, in questo caso comunque il paziente opportunamente informato, dovrebbe attendere solo il tempo necessario alla stabilità secondaria degli impianti per una riabilitazione fissa, ed in questo lasso di tempo verrebbe opportunamente riabilitato meditante una protesi totale rimovibile. Anche per questa possibilità comunque il laboratorio provvederà a preparare una base protesica  da utilizzare nel caso ce ne sia bisogno. Il rischio di una mancata stabilizzazione immediata verrà affrontato in fase chirurgica attraverso la sotto preparazione differenziale dei siti osteotomici. Gli impianti da noi scelti per questo piano presentano un corpo implantare che permette un inserimento facilitato nei siti sotto preparati, infatti il corpo implantare alla punta presenta un diametro di circa la metà rispetto al collo, inoltre, la  presenza di un passo di spira con ampiezza diversa progressiva apico-coronale permette di ricercare la massima stabilità dell’impianto evitando fenomeni di eccessiva compressione ossea.

 

I rischi intrinseci della chirurgia guidata (incongruenze nel posizionamento implantare, stimata in letteratura in circa 2 mm) verranno risolte e compensate in fase protesica provvisoria, mediante la cementazione agli abutment della protesi provvisoria, e dall’impronta post chirurgia. L’impronta in gesso accoppiata ad un poliestere light ridurrà i tempi poiché non ci sarà bisogno di unire e bloccare i transfert, funzione che sarà svolta direttamente dalle proprietà del gesso, il quale quindi garantirà il perfetto trasferimento delle posizioni implantari riducendo i rischi di sorprese all’atto della consegna della protesi definitiva.

 

Il trasferimento della dimensione verticale, e degli altri parametri estetici ( forma, estensione grandezza degli elementi dentari) verranno trasferiti, utilizzando il transfert di posizione che nel nostro caso dovrà essere la dima radiologica.

 

 

 

La procedura prevede, l’adattamento della base protesica subito dopo l’estrazione degli elementi residui, e la ricerca di un occlusione stabile, la quale andrà poi ricercata alla fine dell’intervento mediante il riadattamento della base protesica sugli abutment  transmucosi, e  trasferita in laboratorio sul modello di lavoro (vedi casi precedenti pubblicati nella sezione di chirurgia).

Scelta dei materiali: I compositi hanno raggiunto negli ultimi anni alti livelli estetici, sovrapponibili alle ceramiche. I materiali compositi hanno dal loro canto una serie di vantaggi indiscutibili: Presentano proprietà adesive con fibre in vetro o carbonio, quest’accoppiamento permette al laboratorio di eseguire manufatti con tempi e costi contenuti e di gestire direttamente in studio  eventuali fenomeni di fratture della porzione estetiche.

I materiali rappresentano sicuramente gli ingredienti necessari, ma in una ricetta che si rispetti gli ingredienti vanno utilizzati secondo un adeguato protocollo. Solo attraverso l’attento rispetto delle procedure e la stretta collaborazione con il laboratorio potremmo affrontare l’intervento in piena serenità sicuri di poter risolvere tutte le possibili problematiche con interventi adeguati poiché programmati in precedenza, dare quindi al paziente la possibilità di interagire con noi grazie alle immagini fornite dalla studio del caso ed ancora una volta grazie al software di programmazione e farlo partecipare a tutte le fasi fino alla consegna della protesi definitiva.

4: L’ipotesi del piano di trattamento razionale.   Ricordiamo ai lettori del blog, che il caso presentato è ancora in fase di programmazione, ed alcune delle fasi di questo protocollo sono in fase di studio. Crediamo che attraverso la vostra partecipazione attiva, mediante suggerimenti, critiche, consigli nel miglioramento della complessa fase del piano di trattamento razionale.

1: Anestesia locale carbocaina 2% con adrenalina.

2: Avulsione degli elementi residui, curette chirurgica alveolare, ed applicazione di metronidazolo gel.

3: Prova della corrispondenza della guida chirurgica, ed eventuale chirurgia resettiva palatale, delle porzioni coronali alveolari residue con tecnica piezosurgery.

4: Prova della guida radiologica/ trasferitore occlusale, e ricerca occlusale ideale a mezzo di morso in silicone.

5: Bloccaggio della mascherina mediante  viti di osteosintesi da 1,5.

6: Per  i siti 1,1; 2,1 preparazione alla lunghezza programmata mediante frese dedicate  di diametro 1,9, e 2.8, (Impianti previsti; adin RP 3.5/11 mm) Per i siti 23;14;15;26 Frese 1,9 e 2.8 a lunghezza di lavoro e 3.2 per 5 mm Impianti previsti Adin wp 4.3/11,5.

7: Inserimento implantare e controllo del torque.

8: Rimozione della dima chirurgica

9:Posizionamento degli abutment transmucosi  e dei transfert.

10: Presa dell’impronta in gesso.

11: Ribasatura del trasfert occlusale e ricerca dell’occlusione ideale.

12: Adattamento e fissaggio della protesi provvisoria per incollaggio,  rifinitura, e lucidatura.

 

 

Le immagini di seguito sono riferite al caso in esame. Ricordiamo ai lettori del blog, che il caso presentato è stato risolto in data 14/12/13 durante la live surgery dedicata.

 

 

RX O.P.T. Post intervento: impianti collocati come da programmazione. con TMA e coperture di guarigione inserite.

 

Impronta in gesso e silicone post intervento.

Adattamento occlusale ed estetico del provvisorio immediato: ( 1 ora dopo la collocazione degli impianti)

 

Trasferimento sui modelli in gesso della registrazione effettuata attraverso il provvisorio immediato.

Il paziente è stato rimandato a casa con il provvisorio immediato. Nella stessa seduta, sono state estrapolate tutte le informazioni di registrazione occlusale ed estetica, attraverso lo stesso provvisorio immediato; grazie a questa procedura, in laboratorio in 48 ore estato possibile confezionare il manufatto definitivo che è stato consegnato al paziente 72 ore dopo il primo intervento.

 

Fasi di laboratorio.

Ceratura sulla scorta delle informazioni fornite dal provvisorio immediato.

Vista occlusale.

ceratura in muffola.

controstampo.

 

 

Preparazione della struttura intermedia in fibre di vetro opache.

Controstampo.

Preparazione sulla struttura intermedia in fibra del composito.

Lavoro ultimato su modello in gesso.

vista occlusale.

Rientro chirurgico.

Rientro chirurgico:72 ore post intervento.

Guarigione.

Posizionamento del manufatto definitivo.

Serraggio delle viti protesiche a 15 newton/cm

Chiusura dei fori di serraggio

Lavoro in situ.

 

Considerazioni:
Il Piano di Trattamento Razionale, anche in questo caso ci ha permesso di valutare ed affrontare una serie di problematiche che prima della pianificazione sembravano insormontabili.
in particolare in questo caso, abbiamo utilizzato il solo provvisorio immediato, consegnato subito dopo la chirurgia, per trasferire le informazioni occlusali ed estetiche al laboratorio nella stessa fase chirurgica e nell’ambiente dello studio in tempi brevi. In concerto con la parte tecnica siamo riusciti a ridurre ancora di più le fasi di lavoro post chirurgiche ed i possibili rischi del trasferimento delle registrazioni occlusali. Al tempo stesso abbiamo potuto verificare ed ipotizzare con assoluta predicibilità il risultato finale che avremmo ottenuto  in seguito. Ricordiamo che il P.T.R. applicato ai carichi immediati prevede in ogni caso la consegna a 72 ore di un manufatto definitivo, rigido, passivo, avvitato, realizzato su di una impronta post chirurgica.
La logica razionale, risiede nella convinzione che per il successo di questi casi, sia d’obbligo il raggiungimento di una stabilità primaria subito dopo l’inserimento degli impianti, (condizione necessaria), ma soprattutto il mantenimento di condizioni ideali di stabilità, rigidità ed estetica sotto il carico funzionale masticatorio nei tre mesi successivi.

 

5: Discussione sulla fase di pianificazione attraverso il blog.

 

 

 

 

 

 

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Full arch post estrattivo a carico immediato secondo protocollo razionale idiagnosi: rientro chirurgico ad un anno.

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Per carico immediato, si intende un intervento per il quale in un lasso di tempo non superiore alle 72 ore dall’inserimento di un numero valido di impianti con torque superiore o uguale a 35/nw  questi vengano caricati con un manufatto protesico. Alla protesi inserita vengono richieste estetica e funzione masticatoria immediata che verranno percepita positivamente dal paziente a fine intervento. il manufatto protesico inserito, dovrà possedere determinate caratteristiche meccaniche tali da espletare un effetto ferula, ovvero unire ed immobilizzare tutti gli impianti in una sola barra metallica, gli impianti cosi, potranno affrontare il periodo di guarigione e osteointegrazione con in più basso rischio.

La logica razionale, risiede nella convinzione che per il successo di questi casi, sia d’obbligo il raggiungimento di una stabilità primaria subito dopo l’inserimento degli impianti, (condizione necessaria), ma soprattutto il mantenimento di condizioni ideali di stabilità, rigidità ed estetica sotto il carico funzionale masticatorio nei tre mesi successivi.

Descrizione del caso:

 

Protesi in metallo ceramica, presenza di monconi compromessi da un punto di vista parodontale.

 

 

Rx panoramica.

Provvisori su modello: replica dell’estetica dentale delle corone in ceramica.

Realizzazione del posizionatore in silicone

 

 

Pianificazione virtuale 3D

 

 

 

 

 

 

rx post intervento

 

 

fase protesica: provvisori immediati post intervento in resina acrilica

 

Impronta in gesso e silicone

montaggio degli analoghi

modello completo dei tessuti molli

modello in articolatore

 

 

 

barra in titanio elettrosaldata alle torrette.

 

modellazione in cera

 

copertura della barra con fibre di vetro

manufatto ultimato sul modello

 

Guarigione a 36 ore dall’intervento

Elementi avvitati

controllo a 10 mesi.

 

Rimozione del lavoro e controllo.

Rx controllo a 10 mesi

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Inserimento del lavoro a controllo effettuato.

Considerazioni:

Grazie al piano di trattamento razionale anche in questo caso è stato possibile ridurre al minimo tutti i possibili rischi connessi a questo tipo di procedure chirurgiche. Come si può notare nei controlli effettuati pur essendo stato un caso post estrattivo non e stato necessario intervenire sulla parte gengivale, poiché non si sono verificati fenomeni di riassorbimento tissutale.

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Full arch carico immediato superiore: Diagnosi e pianificazione implantare mediante software simplant per la risoluzione del dubbio terapeutico: una necessità ai fini estetici e funzionali

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Diagnosi e pianificazione per caso clinico di implantologia a carico immediato superiore: live surgery effetuata il 26/02/13.

 

Dott. Vincenzo Carbone.

 

 

 

Nell’era dei virtualismi chirurgici e tecnologia cad cam, dove alcuni punti presentano ancora grandi margini di miglioramento, la chirurgia guidata e i software dedicati occupano senz’altro un posto in primo piano. Grazie alla programmazione compiuter assistita,  l’intervento viene progettato in modo del tutto personalizzato, come una sorta di abito sartoriale. A più step del piano di trattamento si inseriscono gli interventi virtuali, facilitando il complesso compito del chirurgo nella ricerca del piano ideale.

Per il caso che descriveremo in seguito, è stato proposto un intervento di implantologia a carico immediato e applicato il nostro piano di trattamento razionale. Rappresenta un evidenza delle potenzialità dei software, per tutto il percorso diagnostico terapeutico, dalla fase interpretativa iniziale alla fase chirurgica vera e propria finale .

Piano di trattamento razionale:

1: Raccolta dei dati clinici ed anamnestici.

2: Studio del caso : valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame.

3: Analisi delle tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso

4: L’ipotesi del piano di trattamento razionale

5: Discussione attraverso il blog.

Il protocollo razionale applicato ai casi di programmazione chirurgica implantare a carico immediato, deve tener conto di una serie di parametri, da applicare ad hoc ad ogni singolo punto del piano di trattamento, con lo scopo di giungere all’intervento in maniera serena e con il più basso numero di interrogativi, ai quali si dovrà intervenire, se mai ci fossero, con soluzioni appropriate, poiché programmate. Sarà importante in altre parole rispettare il protocollo previsto, al fine di poter risolvere il caso in maniera eccellente, rispettando innanzi tutto i tempi del programma, dare al paziente ciò che si è programmato sotto termini di estetica e funzione. Il nostro protocollo attraverso l’analisi attenta di tutte le variabili (clinico-tecniche) ed attraverso il lavoro di equipe, è riuscita negli anni attraverso la risoluzione dei casi implantari ad attuare un protocollo ripetibile ed applicabile con dovute differenze a tutti i casi e sostenibile da un punto economico.

Descrizione del caso:

1: Raccolta dei dati clinici ed anamnestici:

Si presenta alla nostra osservazione un paziente di 60 anni, in buona salute, non fumatore, assenza di patologie sistemiche, motivato ad affrontare terapie risolutive il suo stato di sofferenza, provocato da fenomeni acuti di pulpite e parodontite cronica. Escluse tutte le controindicazioni generali e sistemiche, il paziente viene sottoposto ad una serie di sedute per la risoluzione delle problematiche endodontiche e parodontali. All’esame obiettivo del cavo orale gli elementi residui mascellari si presentano con mobilità di secondo grado e con evidenti fenomeni cariosi in atto. L’esame extraorale mette in evidenza durante il sorriso stirato l’assenza delle esposizioni gengivali.

 

 

Dopo un primo periodo di cure e motivazioni all’igiene orale, è stata riabilitata l’arcata inferiore mediante una protesi rimovibile.

Mentre per l’arcata superiore, visto le condizioni degli elementi residui,è stato proposto, un percorso diagnostico terapeutico di implantologia a carico immediato.

Per carico immediato si intende un protocollo operativo, che in un lasso di tempo di 6-8 ore, sia comprensivo di tutte le procedure chirurgiche e protesiche, dall’inserzione degli impianti alla consegna del manufatto protesico provvisorio avvitato su di essi, e nelle successive 36 ore la consegna del manufatto con caratteristiche tali da garantire l’immobilità implantare ed una adeguata resistenza. Tale tipo di protocollo prevede quindi, la funzionalizzazione degli impianti subito dopo l’inserzione, con  tutti i benefici della stimolazione funzionale e  della riabilitazione immediata al paziente, al quale si garantiscono estetica, fonetica, e funzione.

2 : Studio del caso : valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame.

Il secondo punto rappresenta sicuramente la fase più corposa del nostro piano, diagnosi infatti significa conoscenza e de solo attraverso la conoscenza attenta dei volumi ossei che potremmo stabilire come ed in quali termini potremmo intervenire per il caso. Affiancati per questo secondo punto dai software di programmazione i quali rappresentano a questo punto uno strumento fondamentale per il nostro scopo. Ma ancor prima di pensare di utilizzarli dovremmo prescrivere o effettuare o analizzare se già presenti esami diagnostici più semplici.

1: rx panoramica

2: foto studio

3: modelli in gesso montati in articolatore.

Il filone decisionale diagnostico che passa attraverso questi dati è reso obbligatorio sia per iniziare a quantificare i rischi, ma sopratutto per ottimizzare lo studio della rx cone beam da prescrivere e renderla idonea al caso in esame.

In questa fase sarà importante non commettere errori procedurali e prescrivere un esame radiografico senza che questo incorpori dati protesici essenziali per lo studio iniziale e per il seguito chirurgico, il cui successo, dipende il larga parte da queste fasi iniziali. Infatti, la chirurgia guidata deve far riferimento oltre all’osso residuo, dalla progettazione protesica, la quale deve essere inserita nell’esame tac e gestita ed ottimizzata al caso successivamente, attraverso il software. Sarà quindi importante prima di prescrivere al paziente l’esame radiografico; verificare se lo stesso abbia una protesi mobile (parziale o totale) e se questa risponda a requisiti idonei di estetica, altrimenti dovremmo adeguare o rifare le vecchie protesi del paziente riadattandolo alla nuova estetica.

Per il nostro caso, la valutazione pre-operatoria deve passare attraverso dei protocolli di realizzazione precisi e supportati da uno studio dettagliato in armonia con il laboratorio odontotecnico. nel caso descritto, il paziente, presenta degli elementi residui da rimuovere ma lo stesso ha una certa resistenza nel passare attraverso una protesi intermedia rimovibile totale ed un intervento differito. Per cui, grazie al software simplant è stato possibile ipotizzare, un intervento che coniugasse una programmazione chirurgica sulla base di informazioni di progetto da noi impartiti, sia per le selle edentule sia per gli elementi da estrarre al momento dell’intervento  con una sola indagine RX cone-beam, rispondendo in questo modo al principio di giustificazione in tema di esposizione ai raggi X.

Protocollo operativo:

Dai modelli montati in articolatore, sulla scorta dell’occlusione già esistente, si allestisce una protesi superiore recante le selle edentule distali, ed una ampia base protesica palatale.

 

Si effettua una prova nel cavo orale ed è importante che la base protesi a si adatti bene al piano mucoso poiché essa costituirà la base per la costruzione della dima chirurgica.

Viene costruito un indice occlusale in silicone.

Nella base protesi a vengono posti dei reperì i quali, devono essere equamente distribuiti sulle superfici vestibolari e palatali, cercando una differente altezza tra quelli palatali e vestibolari.

Il paziente a questo punto viene eseguito un esame Rx cone-beam con inserita nel cavo orale la guida radiologica protesica con guida del l’indice occlusale in silicone.

La guida chirurgica viene rimandata in laboratorio, alla stessa rimontata in articolatore, vengono aggiunti gli elementi del settore frontale dopo aver rimosso gli elementi residui dal modello. È importante durante la rimozione degli elementi residui non rimuovere in eccesso i reperi dei tessuti molli dal modello in gesso, poiché le informazioni in esso contenuti verranno trasferiti alla guida chirurgica.

 

 

 

Verra a questo punto eseguita una Rx cone beam alla guida radiologica, la quale reca in se tutte le informazioni di progetto, quelle realizzate sulle selle edentule e quelle virtuali, per gli elementi da estrarre al momento dell’intervento.

Grazie al software di pianificazione è stato possibile la sovrapposizione delle informazioni ottenute realizzando una valutazione pre-chirurgica soddisfacente. Attraverso il software è stato prima ottenuto il modello di lavoro su cui è stato possibile effettuare la pianificazione.

Sulla scorta delle informazioni fornite dalla dima radiologica, è stato possibile effettuare una ricostruzione degli elementi dentari, correggendo piccoli discrepanze di volume degli elementi, così da ottimizzare la programmazione implantare.

Sarà importante durante la programmazione, prestare attenzione all’emergenza degli abutment trans mucosi, con i quali di solito si riesce a compensare angolazioni oltre i 30 gradi.

Lo studio della densità ossea del caso, indica una qualità bassa di tipo D4 con pochi picchi D3 a livello della premaxilla, dove ancora sono presenti le corticali alveolari degli elementi residui. Alle selle edentuli distali classificate come IV classi di Coowod ed Howell, la densità è decisamente del tipo D4. In particolare gli impianti programmati nelle sedi 16; 26 appaiono ben inseriti nella compagine ossea, angolati di circa 28 gradi il 16 e 22 gradi il 26, sono contornati da un volume osseo adeguato in spessore e lunghezza ma con basso valore di densità, lo studio delle unità hounsfild applicato a questi due impianti non sembra dare buone garanzie di stabilità primaria ciò impone, una valutazione attenta sul carico immediato.

Una delle condizioni da perseguire affinché il carico immediato possa essere effettuato è la stabilita primaria degli impianti con un valore di torque almeno o superiore a 35 newton/cm, per cui per questi due impianti sarà opportunamente variato il programma di preparazione.

3: Analisi delle tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso.

 Gli obbiettivi del trattamento implantare a carico immediato sono legati alla consegna immediata di una protesi che sia gradevole dal punto di vista estetico e psicologico e funzionalmente adeguata. La protesi dovrà essere consegnata al paziente in un lasso di tempo breve dal momento chirurgico.

Tali obbiettivi saranno possibili, grazie  alle informazioni ricavate dalla guida chirurgica, la quale conserva in essa  tutti i dati di progetto protesico.

Attraverso la guida, e dalle informazioni in essa contanute, in laboratorio,  è stato realizzato, un modello di lavoro e tutto il  materiale protesico si da garantire al chirurgo, di ridurre i tempi di consegna della protesi provvisoria e velocizzare e ottimizzare le fasi post intervento.

Per questo caso è stato realizzato un modello in silicone dalla duplicazione delle impronte preliminari. Dalle informazioni fornite dalla dima (universal) e dal protocollo di fresaggio fornito dalla materialise, precedentemente programmato, è stato possibile in laboratorio, eseguire il protocollo di fresaggio, cosi come verra eseguito nel cavo orale successivamante.

Dal modello ottenuto, sono stati inseriti nei fori preparati alla lunghezza di fresaggio , le repliche implantari con tutte le informazioni di posizione, inclinazione e profondità.

 sulle repliche implantari nel modello sono stati inseriti gli abutment trans-mucosi (TMA). In questo modo è stato reso reale, in  laboratorio, il lavoro di programmazione virtuale. Questo lavoro, rende la possibilità di ottenere un modello preliminare, anche nei casi si ulilizzino case implantari non dotati di kit SAFE per la costruzione di modelli di lavoro.

Il materiale protesico da confezionare sarà costituito essenzialmente da :

1: Un indice occlusale in silicone, con il quale si garantira il corretto posizionamento della dima nel cavo orale prima dell’indervento.

2: Un manufatto protesico provvisorio, questi dovrà avere dei fori in corrispondenza con le emergenze implantari, a cui verra ancorato tramite abutment trans mucosi mediante tecnica ad incollaggio a due fasi che descriveremo successivamente.

 

3: Un portaimpronta contenitore per l’impronta in gesso attraverso la quale, si ridurranno i tempi per l’impronta e si garantirà al tecnico l’esatta corrispondenza delle posizioni implantari, riducendo i rischi di micromovimenti degli stessi.

4: Un trasfert occlusale costituito dalla dima radiografica da un duplicato della stessa, la quale opportunamente modificata permetterà di trasferire tutte le informazioni estetiche fonetiche, dimensionali al laboratorio il quale nei tempi previsti potrà confezionare un manufatto definitivo.

I rischi connessi a tale tipo di caso, sono molto frequenti e legate alle diverse fasi di trattamento, dagli artefatti radiografici, al micromovimento della dima, all’incongruenza se pur lieve del posizionamento implantare, i rischi maggiori sono legati all’insuccesso di una mancata stabilità primaria degli impianti, il che renderebbe l’intervento di inserimento degli impianti, senza il seguito protesico immediato, in questo caso comunque il paziente opportunamente informato, dovrebbe attendere solo il tempo necessario alla stabilità secondaria degli impianti per una riabilitazione fissa, ed in questo lasso di tempo verrebbe opportunamente riabilitato meditante una protesi totale rimovibile. Anche per questa possibilità comunque il laboratorio provvederà a preparare una base protesica da utilizzare nel caso ce ne sia bisogno che nel nostro caso sarà costituita dalla dima radiologica preparata precedentemente. Il rischio di una mancata stabilizzazione immediata verrà affrontato in fase chirurgica attraverso la preparazione differenziale dei siti osteotomici, in particolare per gli impianti in sede 1.6 e 2.6 sarà prevista una preparazione a mezzo di compattatori per avvitamento, e per gli altri siti implantari verrà eseguita una sottopreparazione differenziale. Gli impianti da noi scelti per questo piano presentano un corpo implantare che permette un inserimento facilitato nei siti sottopreparati, infatti il corpo implantare alla punta presenta un diametro di circa la metà rispetto al collo, inoltre, la presenza di un passo di spira con ampiezza diversa progressiva apico- coronale permette di ricercare la massima stabilità dell’impianto evitando fenomeni di eccessiva compressione ossea.

 

I rischi connessi alle fasi procedurali verranno risolte e compensate in fase protesica. Attraverso la tecnica della cementazione agli abutment della protesi provvisoria verranno risolti gli scompensi legati a incongruenze nel posizionamento implantare. L’impronta in gesso accoppiata ad un poliestere light ridurrà i tempi poiché non ci sarà bisogno di unire e bloccare i transfert, funzione che sarà svolta direttamente dalle proprietà del gesso, il quale quindi garantirà il perfetto trasferimento delle posizioni implantari riducendo i rischi di sorprese all’atto della consegna della protesi definitiva. Il trasferimento della dimensione verticale, e degli altri parametri estetici ( forma, estensione grandezza degli elementi dentari) verranno trasferiti, utilizzando il transfert di posizione, in questo caso sono stati utilizzati gli stessi provvisori immediati.

Visto la densità ossea degli impianti distali, ed il rischio legato ad una probabile instabilità, per garantire la riuscita del carico immediato, sono stati previsti gli impianti nelle sedi 14, 25; i quali potranno garantire comunque la consegna della protesi avvitata, in questo caso gli impianti distali verranno caricati a stabilità secondaria raggiunta.

Scelta dei materiali:

La scelta dei materiali di restauro, non crea imbarazzo, per la porzione estetica:  la nostra scelta andrà orientata verso quei materiali come le resine acriliche, per i provvisori immediati, e i compositi per il manufatto a lungo termine / definitivo questi materiali hanno raggiunto negli ultimi anni alti livelli estetici, sovrapponibili alle ceramiche. I materiali compositi hanno dal loro canto una serie di vantaggi indiscutibili: Presentano proprietà adesive con fibre in vetro o carbonio, quest’accoppiamento permette al laboratorio di eseguire manufatti con tempi e costi contenuti e di gestire direttamente in studio eventuali fenomeni di fratture della porzione estetiche. Per la porzione metallica di rinforzo, il gold standard è rappresentato dal titanio in barra, mediante saldatura si garantirà accoppiamento alle torrette in titanio pre macchinate, con garanzia di passivazzione alla barra e precisione di accoppiamento agli impianti.

Solo attraverso l’attento rispetto delle procedure e la stretta collaborazione con il laboratorio potremmo affrontare l’intervento in piena serenità sicuri di poter risolvere tutte le possibili problematiche con interventi adeguati poiché programmati in precedenza, dare quindi al paziente la possibilità di interagire con noi grazie alle immagini fornite dalla studio del caso ed ancora una volta grazie al software di programmazione e farlo partecipare a tutte le fasi fino alla consegna della protesi definitiva.

4: L’ipotesi del piano di trattamento razionale.

 

1: Anestesia locale carbocaina 2% con adrenalina.

2: Avulsione degli elementi residui, curette chirurgica alveolare, ed applicazione di metronidazolo gel.

3: Prova della corrispondenza della guida chirurgica, ed eventuale chirurgia resettiva palatale, delle pareti palatali alveolari residue con tecnica piezosurgery.

4: Prova della guida radiologica/ trasferitore occlusale, con eventuale ribasatura e ricerca occlusale ideale a mezzo di morso in silicone.

5: Bloccaggio della mascherina mediante viti di osteosintesi da 1,5.

6: Per i siti 11;13;21;23. preparazione alla lunghezza programmata mediante frese dedicate di diametro 1,9, e 2.8, e utilizzo della fresa di diametro 3.2 per 5 mm di lunghezza. (Impianti previsti; 4.2 diametro /11.5 lunghezza.)

7: per i siti, 16;26;25;14, fresa da 1.9 a lunghezza di lavoro 2.8 a metà lunghezza di lavoro.

8: Rimozione della mascherina.

9: Preparazione dei siti 16;26, mediante osteotomi compattatori per avvitamento ( osteotomo da 3 a lunghezza di lavoro. 3,5 a metà lunghezza di lavoro) impianti previsti: 4.2 /15 al 26 e 4.2/11.5 al 16.

10: Inserimento implantare e controllo del torque.

11: Posizionamento degli abutment transmucosi e dei transfert.

12: Presa dell’impronta in gesso.

13: Ribasatura del trasfert occlusale e ricerca dell’occlusione ideale.

14: Adattamento e fissaggio della protesi provvisoria per incollaggio, rifinitura, e lucidatura.

 

Letture consigliate.

– Fouad khoury. Innesti ossei in implantologia Quintessenza.

– Carl E. Misch. Implantologia contemporanea Elsevier.

– M. Merli vol 1 Terapia implantare.

– M. Mozzati; S Carossa.  Implantologia a carico immediato.  UTET

 

Il caso clinico descritto è stato affrontato presso lo Studio Carbone il 26/02/2013, durante un corso in live surgery. Le immagini che seguiranno fanno riferimento al caso in esame del corso descritto.

 

  •  Fasi chirurgiche; fasi osteotomiche.

  •  Impianti inseriti

  •  transfert

  •      Portaimpronta

  •   Impronta in gesso e polietere

  •        Impronta post intervento.

  •       Modello con viti di guarigione

  •      Provvisorio ribasato dulle viti di quarigione

  • Provvisorio riposizionato sulle viti di guarigione sul modello

  •        Trasferimento dei parametri occlusali

  • Fase intermedia di prepazazione per il provvisorio immediato avvitato.

  •  Provvisorio in situ avvitato

 

  •   Provvisorio in situ avvitato

 

  •  Sorriso con provvisorio immediato.

Fasi di laboratorio post intervento

 

  •       Barra in titanio

  •        Barra opacizzata

  • Realizzazione su barra della struttura anatomica di sostegno per il materiale      estetico in fibra di vetro

  •        Ceratura su barra in articolatore

  • Manufatto in articolatore

  •       Immagine prima dell’intervento

  •         Manufatto in situ

 Considerazioni sul caso:

 

L’utilizzo del softwer di pianificazione, ci ha permesso di ipotizzare in fase preliminare tutte le possibili complicanze e di poter  mettere in atto le possibili soluzioni. Particolarmente utile è stata la sottopreparazione differenziale per gli impianti distali con compattatori per avvitamento. Per l’impianto in sede 26, pur inserendo un impianto di diametro e lunghezza maggiore; 5 diametro e 15mm di lunghezza a fronte dell’impianto previsto di 4.2/15mm, non è stato possibile raggiungere un torque valido di inserimento, tuttavia, visto le previsioni dallo studio dei valori hownsfild di densità ossea, era stato precedentemente programmato un impianto supplementare in sede 25. L’inserimento di quest’ultimo impianto ha reso possibile la consegna del provvisorio immediato, e del lavoro definitivo in titanio, rinforzato con fibre di vetro e porzione in  composito a 36 ore. L’impianto in sede 26 verrà integrato al manufatto consegnato, ad integrazione ossea avvenuta. 

Dott. Vincenzo Carbone.

5: Discussione attraverso il blog.

 

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Diagnosi e pianificazione implantare per edentulia singola, intercalata mandibolare.

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Dott. Vincenzo Carbone

La perdita del primo molare mandibolare, rappresenta una delle condizioni più frequenti nel nostro lavoro. Questo elemento dentario, gioca un ruolo cruciale per il corretto sviluppo e mantenimento della fisiologia del sistema stomatognatico. Le cause legate ad una così alta frequenza della sua perdita, sono da ricercarsi innanzitutto all’età di eruzione, circa sei anni, periodo durante il quale, è alto il consumo di alimenti cariogeni ed è molto basso il controllo dell’igiene orale, da parte del piccolo paziente.  I genitori,tra laltro non sempre ben informati, danno poca importanza all’eruzione di questo elemento, credendo sia un dente da latte. Il sesto elemento quindi il primo a cariarsi, subisce una serie di trattamenti, ultimo dei quali, prima dell’estrazione è una corona in ceramica. La durata media di una corona in ceramica è circa 10,3 anni. (1) l’insuccesso è legato per lo più ad una serie di complicanze, del trattamento endodontico o alla frattura di una o più parti della corona o dell’elemento residuo stesso.

In un ottica futuristica il trattamento per la sostituzione del primo molare mandibolare, comprenderà una parte sempre maggiore dell’odontoiatria protesica, visto la reale mancanza di una seria campagna di prevenzione.

A tale scopo il gruppo iDiagnosi ha preparato un opuscolo per la prevenzione delle malattie del cavo orale, nonchè guida per il corretto mantenimento dell’igiene orale. Ci auguriamo con il vostro aiuto di poter diffondere questa guida in maniera totalmente gratuita in formato digitale, ai vostri conoscenti, amici e pazienti.

Potrete trovare una copia dell’opuscolo priva di qualsiasi pubblicità nella sezione moduli utili di questo sito.

Sarà importante nel caso abbiate casi simili da affrontare, motivare il paziente, sull’importanza di questa condizione e sulla perdita di quest’importante elemento, la cui mancanza può compromettere lo stato dell’intero apparato stomatognatico.

Vi consigliamo di usufruire del canale you-tube e dei molteplici video dedicati, tra i quali vi segnaliamo quello riportato in questo caso, a noi parso particolarmente chiaro.

http://www.youtube.com/watch?v=fypm0ouaf7k&faeture=youtube_gdata_player

 

Anche per questo caso, la chiave di volta del piano di cura appare quindi essere la messa a punto di un protocollo operativo volto a definire in modo chiaro un PIANO DI TRATTAMENTO RAZIONALE che si articola attraverso i seguenti punti:

  1. Raccolta dei dati clinici e anamnestici.
  2. Studio del caso: valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame.
  3. Analisi delle tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso.
  4. L’ipotesi del piano di trattamento razionale
  5. La discussione attraverso il blog, del piano di trattamento ipotizzato

1. Raccolta dei dati clinici e anamnestici.

E’ giunta alla nostra osservazione una giovane paziente di anni 26 in buone condizioni di salute generale, che riferiva assenza di farmaco-allergie con profilo di rischio medico generico da noi classificato come ASA1. La paziente riferiva di una storia clinica di ricorrenti fenomeni ascessuali, successivi a terapie per il recupero endodontico e protesico all’elemento 3.6, tale elemento fu estratto sei mesi or sono, in seguito a frattura della porzione ceramica dell’elelemto protesico e contemporanea complicanza endodontica. La paziente riferisce inoltre di essere stata sottoposta a trattamento ortodontico per l ‘edentulia del 2.2, la quale non rappresenta oggetto di studio per questa programmazione.

L’esame obbiettivo intra- ed extra- orale mette in evidenza la presenza di simmetria facciale e dentale, l’assenza di neoformazioni palpabili, la presenza di cute e mucose normoemiche con lingua in asse e normomobile, frenuli correttamente inseriti, livello di attacco clinico gengivale nei limiti della norma, assenza di processi cariosi in atto, lieve estrusione del 2.6, micrognatia del 1.2, edentulia in sede 2.2; 3.6; lieve affollamento nel terzo quadrante, la paziente non presenta abitudini viziate, e parafunzioni, fumatrice 10 sig. al giorno. L’esame occlusale non mette in evidenza alterazioni a carico dell’ A.T.M., non sono presenti faccette di usura agli elementi dentari, è presente una seconda classe dentaria secondo Angle con lieve morso aperto anteriore.

Fig. 1.1; 1.2; 1.3

fig 1.1

fig 1.2

fig 1.3

2. Studio del caso: valutazione dei rischi e classificazione dei difetti in esame

Ai fini di un eccellente fase di painificazione occorre valutare, la presenza dei fattori di rischio locali dai quali spesso dipendono i fallimenti precoci e tardivi.

I fattori di rischio da valutare sono:

A. Rischio estetico.

B. Rischio biomeccanico.

C. Rischio infiammatorio-infettivo.

D. Rischio legati al sito edentulo.

A. Rischio estetico.

Anche se l’elemento in questione non è considerato, elemento di importanza ai fini estetici, c’è comunque da considerare che una corretta emergenza dei tessuti molli, (intesa come qualità e spessore della gengiva aderente), sarebbe in grado sia di donare maggiore naturalezza all’elemento ma sopratutto rappresenterebbe una condizione favorevole al mantenimento igienico delle prime spire dell’impianto.

B. Rischio biomeccanico

Il rischio biomeccanico è un fattore di fondamentale importanza per il successo implantare a breve e a lungo termine. Le forze applicate al sistema stomatognatico vanno attentamente valutate al fine di intercettare e quindi eliminare ogni potenziale fonte di sovraccarico funzionale che comprometterebbe la terapia già nell’immediato post-chirurgico, inficiando l’osteointegrazione implantare. E’ da tenere ben presente, la seconda classe molare con lieve morso aperto anteriore e la lieve estrusione del 2.6.

C. Rischio infiammatorio infettivo.

L’esame obiettivo non ha rilevato segni di gengivite. La paziente presenta un buon controllo della placca batterica, non sono evidenti agli esami strumentali, compromissioni del parodonto profondo. Non si rivela la presenza, in vicinanza del sito d’interesse, di possibili fonti infettive quali lesioni cariose in atto o  trattamenti endodontici incongrui.

D. Rischi legati al sito edentulo.

L’attenta valutazione qualitativa e quantitativa del sito ci permette di classificarne la morfologia, facilitando la fase diagnostica pre-chirurgica e sopratutto ci da la possibilità di mettere a confronto tra le diverse tecniche chirurgiche da poter eseguire, quella a minor rischio e con maggiore predicibilità a lungo termine.

Dallo sviluppo delle impronte, è possibile estrapolare una serie di dati che già lasciano intravedere la morfologia dell’atrofia ossea che sottende l’edentulia del 3.6. (fig. 2.1).

fig 2.1

Il montaggio ideale protesico dell’elemento sul modello permette di conoscere quei valori numerici a cui fare riferimento per la nostra pianificazione. Il riempimento con cera rosa ed una sonda parodontale permette di valutare preliminarmente il difetto osseo verticale di 2 mm e orizzontale di 6 mm. (fig. 2.2).

fig 2.2

 

Gli spazi protesici indicano per il rispetto delle armonie spaziali degli elelemti adiacenti, la presenza di uno spazio adeguato alla riabilitazione, nella porzione coronale, mediante una corona di un  sesto molare mandibolare. A  livello crestale, è invece presente un’eccesso di spazio mesio distale che andrà attentamente valutato ai fini della corretta scelta degli impianti da inserire. (Fig2.1).

Dall’esame rx panoramica, (Fig. 2.3) è stato posibile effettuare quindi delle misurazioni preliminari che ci confermano l’ipotesi clinica iniziale secondo cui il sito edentulo, risulta adeguato alla riabilitazione implantare ma richiede una valutazione attenta sulla scelta del numero e dei diametri impalntari.

fig 2.3

Il confronto tra il sito chirurgico ed il controlaterale sano, permette di valutarne le condizioni, rappresentate da;

  1.  Lieve deficit osseo verticale,
  2.  Ridotto spessore osseo vestibolare, rilevato con la sonda sul modello virtuale in gesso e cera di circa 6 mm,
  3. Spazio mesio distale nell’area edentula coronale di 11 mm,
  4. Spazio mesio distale edentulo crestale di 12 mm.

fig 2.4

Per una chiara comprensione dei dati raccolti è stato utilizzato uno schema riassuntivo, tabella num.1 (Mauro Merli vol. 1 Terapia implantare Quintessenza ed.), a cui ci ispiariamo, questo schema così come indicato dall’autore , permette una più facile comunicazione sia con l’equipe medica che con il paziente, il quale va alla fine delle nostre valutazioni, coinvolto nella costruzione del piano di trattamento, nelle fasi terapeutiche e nella terapia di mantenimento. Solo attraverso un pieno coinvolgimento dello stesso paziente potremmo garantirci quell’alleanza utile al nostro obiettivo teso ad un risultato finale che risponda a requisiti minimi di appropriatezza estetica e funzionale, con il massimo grado di accettazione da parte dello stesso.

tab. num 1

 

 

Il caso in esame presenta quindi alti fattori di rischio biomeccanico, legate all’estrusione del 2.6 ed all’eccesso di spazio circa 12 mm nell’area edentula. Il sito edentulo viene classificato come (IV classe di Cawood ed Howell), dove l’atrofia della porzione vestibolare richiede un mamgement dei tessuti molli adeguato nella scelta del disegno del lembo in previsione dell’ipotetico allungamento dello stesso, richiesto per far fronte al grado di atrofia seppur minima della cortex alveolare vestibolare. Le difficoltà nella scelta del piano di trattamento più adeguato sono inoltre legate alla scelta del diametro e al numero di impianti da inserire.

 

3. Analisi delle possibili tecniche chirurgiche e dei rischi connessi al caso.

Attraverso l’adozione consapevole di un sistema di dubbio e dell’incertezza, o meglio della probbabilità della certezza, cercheremo di adottare le decisioni più appropriate per il nostro percorso diagnostico razionale.

I dubbi e le domande che dovremmo farci saranno:

A. quanti e quali impianti inserire?

B. quale tipo di lembo?

C. quali materiali?

D. occorrono ulteriori indagini?

A. Quanti e quali impianti inserire?

Tra le alternative terapeutiche la riabilitazione per edentulie del primo molare mandibolare, l’implantologia presenta un successo clinico a dieci anni compreso tra il 92 e il 98%. (2)

L’insuccesso clinico implantare è rappresentato per lo più da fattori biomeccanici:

  • allentamento della vite 6%
  • frattura da fatica 4-27%
  • frattura del corpo implantare 1%
  • frattura della porzione estetica 22% (3)

Questi fattori influenzano le nostre scelte nel piano di trattamento razionale.

Infatti le condizioni ideali per un corretto inserimento implantare sono :

  • dimensioni dell’impinto almeno 3 mm minore della dimensione mesio-distale del dente mancante.
  • 2 mm al di sotto della giunzione amelo-cementizia
  • distanza di 1,5 mm dal dente andiacente
  • distanza di 1, 5 mm dall’ampiezza vestibolo buccale della cresta
  • diametro minimo di 4 mm per la mandibola posteriore (fig 3.1)

fig 3.1

In questo caso per poter rispettare tutte le condizioni, dovremmo utilizzare un impianto di grosso diametro; almeno di 6 mm (Fig.3.2)

Fig 3.2 ipotesi di impianto singolo di grosso diametro.

 

Infatti, collocando un’impianto inferiore come diametro, si creerebbe un braccio di leva di 4-5 mm sulle creste marginali della corona (fig. 3.3). In presenza di intensificazione di forze occlusali, ricordiamo: l’estrusione del 2.6, la seconda classe dento-scheletrica, come in questo caso, si possono determinare:

  • perdita di osso
  • complicare il mantenimento igienico domiciliare
  • aumentare l’allentamento della vita del pilastro
  • fino all’insuccesso per sovraccarico del pilastro (4)

                        fig 3.3

Per ridurre al minimo quest’evenienza, dovremmo utilizzare un impianto a grosso diametro di almeno 6 mm, il quale apporterebbe un miglioramento della proprietà meccanica del sistema, attraverso; un aumento dell’area di superficie, una maggiore resistenza alle componenti alla frattura, un’aumentata stabilità del pilastro ed un miglioramneto del profilo di emergenza della corona. Per poter perseguire le condizioni ideali per il corretto inserimento di un impianto di 6 mm avremmo bisogno di almeno 9 mm di spessore crestale.

Analizzando le condizioni del nostro sito chirurgico, anche se non abbiamo a disposizione immagini TAC tridimensionali. siamo in grado di prevedere un aumento dell possibilità di insuccesso legate all’intervento stesso, infatti la presenza del deficit osseo corticale-vestibolare, verrebbe ancor di pù accentuato dall’osteotomia implantare, determinando un aumento delle possibilità di recessione gengivale e perdita di osso alle prime spire con aumento della percentuale di fallimento per perdita di osso crestale.

In questo caso quindi anche se esistono le indicazioni per un’impianto singolo, coesistono tuttavia le controindicazionni per l’utilizzo di impianti a grosso diametro, legate per lo più al deficit osseo-corticale vestibolare. Tale deficit sarà comunque oggetto di discussione in questo caso, e la sua rigenerazione sarà anch’essa influenzata dalla scelta degli impianti da utilizzare.

Ritornando proprio alla scelta degli impianti , quando la dimensione mesio-distale è di 14 mm con un adeguato spessore vestibolare, possono essere utilizzati due impianti di 4 mm di diametro (fig. 3.4)

fig 3.4

                              fig 3.4

 

L’utilizzo di due impianti per un solo molare, riduce i carichi mesio-distali, viene aumentata la superficie di supporto con riduzione dello stress e minor rischio di allentamento della vite pilastro, riducendo inoltre la possibilità di recessione per la preparazione osteotomica in sè ridotta. Così come riportano gli autori di uno studio (5) in cui si confrontano i dati riportati dai casi con l’utilizzo di due impianti vs i casi con utilizzo di impianto singolo.

Lo studio riporta che l’assenza del braccio di leva nei casi con due impianti, determina:

  • Successo implantare nel 99% dei casi
  •  Allentamento della vite: 48% impianto singolo; 8% due impianti
  • rischio di frattura ridotto nei casi con due impianti.

La letteratura conferma questi dati, con linee guida che supportano l’utilizzo di due impianti per uno spazio superiore o uguale a 14 mm, Tab. 2.

tab. num 2

 

Ma, come nel nostro caso, quando lo spazio mesio-distale è 12 mm il piano di trattamento non può essere estrapolato da una linea guida.

Infatti non possiamo utilizzare impianti di diametro 4, poichè mancherebbero le condizioni di spazio crestale, ricordiamo che gli impianti dovrebbero distanziarsi per almeno 3 mm , così  da consentire una sopravvivenza dell’osso interimplantare e dei tessuti molli della papilla, e distanziare 1,5 mm dagli elementi adiacenti. avremmo quindi bisogno di 14 mm di spazio, infatti:

diametro implantare 4+4=8

spazio interimplantare 3 mm

spazio dagli alementi adiacenti 1,5+1,5= 3mm

totale 14 mm

In queste condizioni, dovremmo guadagnare spazio, 2 mm cosi da poter inserire due impianti di diametro adeguato.

Lo spazio potrà essere recuperato in tre modi:

  1.  Corono plastica
  2. Movimento di umprinting del molare distale.
  3. Decentramento implantare

Tra le tre tecniche a disposizione, scartiamo subito la corono plastica, l’umprinting dell’ 3,7 , verrà scartata poiche la paz. ha gia subito un trattamento ortodontico e per di più il molare non sembra eccessivamente mesioinclinato.

Potrà essere presa in considerazione il decetramento degli impianti nell’ampiezza crestale dell’osso. (fig 3.5).

Inserendo gli impianti in questo modo, si potrà recuperare circa 1mm di spazio.

Quando gli impianti vengono collocati in questo modo, viena data considerazione all’igiene orale e all’occlusione. Nella mandibola l’impianto più distale viene posizionato vestibolare, quello mesiale viene posizionato linguale, così da favorire l’accesso dell’ago passafilo per l’igiene (fig.3.5).

                                   fig 3.5

                         fig 3.5

La scelta sul numero di impianti da inserire, alla luce delle considerazioni e dei rischi connessi alle procedeure, tab.3, dovrebbe orientarci verso l’utilizzo di due impianti, anche se lo spazio nonostante il millimetro ipoteticamente guadagnato dal decentramento implantare non sembra ancora rassicurarci, sopratutto nella distanza interimplantare.

Questo ulteriore dubbio potrà essere risolto dalla scelta di un’adeguata geometria implantare che il mercato mette a disposizione. L’impianto da noi considerato è caratterizzato dal profilo rastremato al collo  questa geometria consentirebbe di preservare l’osso a livello crestale e di inserire fixture nei casi di ridotto spazio, preservando l’irrorazione dei vasi papillari. (Fig. 3.6). In questo modo, potremmo guadagnare quel millimetro fondamentale, per il nostro caso.

                             fig 3.6

B. Quale tipo di lembo?

Le incisioni e il lemnbo da eseguire dovrebbero permetterci di gestire i tessuti molli nella maniera tale da:

  • accedere in maniera generosa all’area dell’intervento.
  • permettere un prelievo dal piatto corticale mandibolare-
  • poter determinare un’allungamento dei tessuti per far fronte all richiesta di volume indotta dal riempimento di materile osseo prelevato.
  • chiudere per prima intenzione il lembo principale.

Un lembo a cui potremmo far riferimento è la tecnica della periostioplastica, descritta dettagliatamente dall’autore (Prof. Mauro Merli, in terapia implantare, il piano di trattamento integrato; cap. 11 quintessenza ed.). Questa tecnica permette di ottenere attraverso delle incisioni periostali, eseguite nello spessore del lembo principale, nel limite del periostio, un doppio strato tissutale, grazie al quale viene facilitata la fase di chiusura del lembo principale favorendo un perfetto sigillo della linea di incisione e del materiale da rigenerazione, permetterebbe inoltre l’aumento del tessuto molle per effetto di sovrapposizione del doppio tessuto.  

La tecnica di base prevede di scolpire e sollevare dapprima un lembo mucoperiostale trapezoidale, verrà eseguito quindi l’inserimento degli impianti ed eseguita la ricostruzione ossea e solo dopo aver posizionato la membrana di ricopertura, verrà eseguita un’incisione orizontale di rilascio, seguita da due incisioni verticali che coinvolgono lo spessore dello stato periostale all’interno del lembo mucoperiosteo stesso. Il lembo periostale, verrà quindi ribaltato e suturato con suture riassorbilbili al lembo linguale costituendo il primo sigillo di chiusura. Verrà poi suturato il lembo principale trapezoidale con suture ad u orizontale e punti staccati in corrispondenza dell’incisione primaria linguale. Un’esempio è riportato nelle immagine dei disegni (fig. 3.7, 3.8, 3.9)

fig 3.7 incisione periostale primaria orizzontale.

fig 3.8 allungamento del lembo principale, sull’incisione periostale.

fig 3.9 incisioni periostali verticali di rilascio.

Facendo ricorso a questa tecnica dovremmo riuscire ad ottenere una chiusura per prima intenzione del lembo, in assenza di tensioni, riducendo il rischio di deiscenza e contemporanemente aumentare il volume dei tessuti molli nell’area di innesto.

C. Quali materiali ?

In questo caso il tipo di difetto consente di inserire gli impianti contestualmente alla rigenerativa della corticale vestibolare. Il materiale da considerare è sicuramente il gold standard ovverro l’osso autologo, prelevato mediante tecnica di bone scraper, oppure con tecnica piezo surgery e protetto mediante membrana riassorbile in collagene o pericardio. Qualunque sia la tecnica, trovandoci nella sede di maggiore indicazone di prelievo intraorale, ovvero il piatto vestibolare mandibolare, queste due tecniche andranno sicuramente preferite all’utilizzo di biomateriali.

I nostri obiettivi sono allora ben delineati, cioè quelli di inserire due impianti in un solo tempo chirurgico, riportare il nostro difetto di classe IV a classe III di Cawood ed Howell, attraverso il prelievo di particolato osseo vicino alla sede di nostro interesse per la correzione morfologica della atrofia ossea e ridurre così al minimo i rischi intrinseci chirurgici.

4. L’ipotesi del piano di trattamento razionale

Divideremo per semplicità le nostre ipotesi del piano di trattamento in punti così da facilitare i visitatori del blog ad intervenire, suggerire, avanzare dubbi, così da ridurre ancora di più le nostre incertezze.

  1. Utilizzo di colluttorio alla clorexidina al 0,2% per un minuto e infiltrazione di anestetico al sito chirurgico
  2. Anestesia plessica carbocaina al 2% con adrenalina
  3. apertura di un lembo mucoperiosteo trapezoidale con incisione mediocrestale, estensione intrasulculare mesiale all’elemento 3.5; estensione intrasulculare distale all’elemento 3.7. Incisione di scarico verticali mesiale al 3.5 e distale al 3.7 oltre la giunzione muco gengivale, con attenzione all’emergenza del nervo mentoniero sullo scarico mesiale.
  4. Preparazione dei siti osteotomici con fresa carota da 3 mm di diametro per circa 8 mm di lunghezza e conservazione in acqua fisiologica. Ulteriore preparazione con frese dedicate; pilota e 3.2 mm di diametro fino alla lunghezza di 11,5
  5. Posizionamento degli impainti. 2 impianti Adin touareg x da 3, 75 mm di diametro.
  6. Posizionare tamponi agli sbocchi ghiandolari
  7. Prelievo dalla cortex mandibolare, del particolato, mediante tecnica bone scraper e conservazione.
  8. Incisione periostale orizzontale, di rilascio del lembo.
  9. Incisioni verticali periostali di preparazione del lembo con tecnica della perioosteoplastica.
  10. Preparazione del sito ricevente, apertura degli spazi midollari
  11. Posizionamento del particolato, e protezione mediante memebrana riassorbibile.
  12. sutura del doppio lembo mediante suture riassorbibili intramurali a materassaio orizzontale per il lembo periostale, e a punti staccati per il lembo principale mucoperiosteo.

 

Letture consigliate:

  • Fouad Khoury. innesti ossei in implantologia, quinteessenza ed.
  • Carl E. Misch. implantologia contemporanea, Elsevier ed.
  • M.merli vol. 1 Terapia implantare,
  • Carlo Tinti S. Parma Benfenati, GBR Rigenerazione ossea  guidata a scopo implantare, ED. Nike.

Articoli correlati:

1: Wood M., Kern M, et al: TEn year clinic and microscopic avaluation of resin bonded restorations Quintessence Int 27: 808-807, 1996.

2: Goodacre CJ, Bernal G., et al: Clinical complication with implant and implant prostheses, Prosthet Dent 90: 121-132, 2003

3: Tonetti MS, Schmid J: Patogenesis of implant failures, periodontology 2000 3: 127-138,1994

4: Rangert B., Krogh PH, Langer B et al: Bending overload and fixture fratture: a retrospective clinical analysis, Int J Oral Maxillofac Implantn 10:326-334,1995

5: Balshi TJ, Wolfinger GJ: Two-implant supported sigle molar replacement: interdental space requirement and comparison to alternative optional, Int J Periodontics Restorative Dent 17:426-435, 1997.

 

 

5. Discussione del caso attraverso il blog 

 

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Formare e formarsi con la propria equipe, è il primo passo verso un marketing di successo

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Dott.ssa Antonia Nappi

 

Osservando dall’interno il lavoro dell’odontoiatra, dall’ apertura dello studio  alla gestione dello stesso, mi sono resa conto dell’importanza della  sua formazione extraclinica. In quanto, questa professione, non è più il mero esercizio della clinica, ma è ormai una vera e propria gestione aziendale, che oltre all’aspetto puramente clinico del paziente deve districarsi fra oneri burocratici, strutturali, amministrativi, e gestionali . Pertanto lo studio ha bisogno di arricchirsi di nuove competenze che gli permettano di gestire con i minori rischi possibili l’attività aziendale, e  potersi così occupare della gestione clinica con maggiore efficienza e meno preoccupazioni.

Nell’istante in cui l’odontoiatra decide di aprire uno studio, o semplicemente decide di esercitare la sua professione, si aprono dinnanzi a lui, una serie di questioni alle quali dovrà dare una risposta.

Le questioni sono tutte importanti e vanno tutte gestite, in quanto se all’inizio non presenteranno un grande problema con il passare del tempo potrebbero diventare delle vere e proprie grane da dover risolvere.

Durante la mia esperienza maturata con un costante contatto con il mondo dell’odontoaitria, mi sono resa conto dell’importanza di delegare  i vari compiti in base alle competenze, ma per poter delegare bisogna conoscere o almeno capire quello che ci occorre. Quindi è utile che l’odontoiatra si formi e si informi adeguatamente, così che la strada del proprio operato lavorativo possa in qualche modo presentarsi quanto più agevole possibile.

Al di là delle figure professionali (commercialista, ingegnere, architetto, informatico….) che sono necessarie allo studio per l’apertura e per i vari controlli fiscali-commerciali e tecnici-strutturali, quello che serve all’odontoiatra è un equipe fissa e competente in grado di svolgere al meglio l’attività, attraverso protocolli precedentemente stabiliti con lo staff, che agevolano la gestione clinica ed extraclinica dello studio. Non ha senso limitarsi ad assumere la persona che riteniamo di fiducia, perchè semplicemente di famiglia o perchè ci viene proposta e o garantita da altri, oggi il nostro personale deve essere qualificato e formato, prima che acceda ai nostri protocolli lavorativi, deve poter passare da una fase di training per poter essere inserita al meglio nei ritmi lavorativi dello studio.

Lo scopo di ricevere una formazione rivolta alla gestione dello studio è quello di:
•migliorare il rapporto odontoiatra -paziente,
•migliorare il rapporto odontoiatra-assistente,
•migliorare il rapporto odontoiatra-finanza,
•migliorare il rapporto odontoiatra-asl e altri organi di controllo.

Per questo motivo la Formazione del personale è un punto fondamentale verso il quale l’odontoiatra non deve risparmiare, un’equipe formata significa gestire lo studio a 360°, e migliorare la qualità del tempo che si trascorre nello studio.

“I soldi non danno la felicità. Ma la felicità può portare soldi. Almeno così pensa un’indagine realizzata dalla Gallup Organization su 4 milioni di lavoratori americani, intitolata “How Full Is Your Bucket? Positive Strategies for Work and Life”,

la ricerca ha scoperto che lo scorso anno il 65 per cento dei dipendenti intervistati non si è sentito adeguatamente riconosciuto nel proprio lavoro. Questa sensazione sarebbe costata all’economia statunitense 300 miliardi di dollari in produttività.Vi starete chiedendo che centriamo noi con questa ricerca, noi mica produciamo un prodotto.

In realtà voi producete qualcosa, il vostro prodotto è uno dei più delicati e complicati che il mercato possa offrire la salute, quindi anche voi dovete iniziare a sentirvi una azienda che produce, questo passo è fondamentale in quanto vi consente di uscire per un’ attimo dal ruolo meramente clinico a cui siete abituati.

Fino a qualche anno fa, quando si voleva migliorare la propria attività lavorativa la prima cosa era investire nelle nuove tecnologie, creare ambienti di lavoro sempre più efficienti e tecnologicamente avanzati, aver un ambiente che richiami il lusso o quantomeno che urli innovazione, oggi si è arrivati alla conclusione che il miglior investimento da fare oltre a quello tecnologico e strutturale è la formazione del personale. Infatti, il buon funzionamento di uno studio, equivale al “buon funzionamento” degli individui che lo compongono, pensare di produrre un qualsiasi bene di consumo, senza pensare a chi lo produce è una strategia di mercato poco vincente. Per questo motivo oggi, il mondo del lavoro richiede una maggiore attenzione alla persona e al suo sviluppo professionale e di competenze.
Il tempo lavorativo è diventato frenetico e altamente stressante e spesso ricopre il più del 50% della vita dell’individuo, pensare quindi ad una formazione personalizzata costruita sull’individuo e con l’individuo, il cui scopo è quello di migliorare la sua performance lavorativa, ci restituirà:
a. l’abbassamento del livello di stress correlato al lavoro,
b. e l’ottimizzazione dei tempi lavorativi.

Investire nella formazione del proprio personale, significa creare uno studio capace di rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro, non è la quantità di tempo che dedichiamo al lavoro a generare soldi ma bensì la qualità.

 

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Il sito internet, un biglietto da visita digitale, o una fonte di comunicazione utile?

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Nell’era in cui tutto sembra a disposizione di tutti, sopratutto la conoscenza grazie ad un potentissimo mezzo di comunicazione come internet, credo sia diventato indispensabile per la propria attività professionale farne parte, ma sopratutto farne un buon uso.

Chi è già presente sul mercato e chi ci sta entrando adesso non può ignorare questo strumento, e deve necessariamente farne parte, nonostante la sua attuale clientela non faccia parte del mondo del web, farlo significherebbe rivolgere uno sguardo al passato e non al futuro e uscire così lentamente dal mercato.

Questo all’apparenza è un concetto semplice e di facile intuizione, il problema si pone nella realizzazione di questo progetto. Troppo spesso navigando in internet mi imbatto in siti di studi odontoiatrici, statici e  con poca interattività, dove lo scopo apparentemente pubblicitario diventa soltanto informativo quindi paragonabile al classico biglietto da visita, cosa non credo facesse parte dell’intenzione di chi lo ha commissionato. Per questo motivo è diventata necessaria una discussione sulla comunicazione web oriented, dove quello che sembrava bastare nelle passate relazioni fra medico e paziente, oggi sembra un concetto preistorico e poco efficace.

In poche parole, il web è un mare di informazioni, dove perdere la rotta è facile, per questo  decidere di proporsi deve essere una scelta consapevole ma sopratutto deve far si che il proprio sito  diventi una presenza e non uno sbiadito biglietto da visita.

I social network devono diventare un alleato utile del nostro sito, la nostra comunicazione dello studio deve creare un filo conduttore al di fuori di esso per poter far parte di se, d’altronde navigare nell’oceano con un capitano che conosce la rotta è sicuramente più rassicurante e ci crea meno confusione.

Nel 1759 Samuel Monsoni scriveva su The Idler:   gli annunci pubblicitari sono così numerosi, che sono letti con negligenza, ed è perciò divenuto necessario conquistare l’attenzione con magnificenza di promesse, e con eloquenza talvolta sublime e talvolta poetica”   rubo questa affermazione a qualche secolo fa’ per dimostrare che il concetto che sto cercando di portare avanti in questo articolo, è in realtà trito e ritrito,e chi si occupa di comunicazione lo sa’, e cioè che al di la del mezzo che utilizziamo non possiamo essere banali, ripetitivi o statici, bisogna rincorrere le innovazioni e farle proprie.  Infatti Il nostro sistema percettivo ci permette di eliminare o meglio di selezionare quello che  gli interessa. La quantità di stimoli quotidiani ai quali veniamo sottoposti è infinitamente superiore alla nostra capacità di percepirli, per questo motivo limitarci a proporre passivamente le nostre credenziali non può funzionare. Prove sperimentali hanno dimostrato come le persone sappiano “non vedere” (o rimuovere) qualcosa se per loro non è interessante, anche se l’hanno davanti agli occhi, quindi la nostra parola d’ordine dovrà essere incuriosire per far si di essere scelti.  Spesso nelle relazioni umane essere attraenti per tutti non è una cosa semplice infatti spesso sentiamo la frase: “non si può piacere a tutti”, partendo da qui dobbiamo essere consapevoli che se vogliamo far parlare di noi dobbiamo utilizzare una comunicazione  competente e utile, dobbiamo smettere di fare “spallucce” e preoccuparci di catturare l’attenzione fluttuante dei fruitori del web.

In conclusione una comunicazione per il nostro studio web oriented, non può essere un biglietto da visita tipo informativo perché per far parlare di se bisogna comunicare, bisogna essere interattivi,  visibili, e presenti, bisogna connettersi alle persone e non viceversa,  sia in ambito esterno che interno, sfruttando quindi le potenzialità di chi vi lavora. Tutto questo è possibile interagendo con il creativo del sito non commissionandogli semplicemente e distrattamente un idea ma diventando parte integrante di quell’idea.

Dott.ssa Antonia Nappi

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II PASSAGGIO È FONDAMENTALE : DA STUDIO AD AZIENDA.

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Dott.ssa Antonia Nappi

Il successo porta cattivi consigli. Induce persone intelligenti a credere di non poter sbagliare ed è una guida inaffidabile per il futuro.

Bill Gates.

Lavoro: Occupazione specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sontentamento …….. nessuno di noi penserebbe di iniziare un’attività senza tenere ben presente questa definizione, si lavora per produrre un guadagno economico che ci permetta di stabilire un tenore di vita e di poter investire; in poche parole che ci consenta di entrare a far parte del ciclo economico della società di cui facciamo parte. Per poter valutare in modo corretto ed efficace il nostro operato lavorativo c’è bisogno di imparare o re-imparare a fare i conti, creando uno schema di entrate ed uscite utili che ci permetterà di tenere sempre sotto controllo il nostro margine di guadagno, e quindi valutare il nostro tenore di vita.

Il tallone d’achille della maggioranza degli studenti è la matematica, perchè molto spesso ci appare poco applicativa o peggio ancora poco comprensibile, anche se per tutta la vita a scuola ci si sente dire che è una delle materie più importanti. Io qui sicuramente non vi chiederò di fare le tabelline o le divisioni, peggio ancora di calcolarmi l’ascissa, il punto sul quale mi voglio soffermare è che se utilizziamo un po’ di quella mentalità logico-matematica che tanto ha fatto sudare i nostri Prof. alle interrogazioni potrebbe tornarci utile nella nostra pratica professionale.

Ecco alcuni esempi di domande importanti alle quali dobbiamo imparare a dare una risposta:

  1.  Il mio onorario come l’ho calcolato?
  2. Essendo la mia una professione dove la materia prima è intellettuale, quanto vale il mio tempo?
  3.  Ho un idea di quanto spendo e quanto guadagno a fine anno?
  4.  Quando decido di fare un’investimento sono in grado di fare una valutazione o mi devo rivolgere ad un esperto?
  5. Conosco il mio costo orario, se non sto producendo?

Se avete risposto a queste cinque domande in maniera affermativa allora potete fermarvi nella lettura di quest’articolo, in caso contrario anche se ad una sola non sapete dare una risposta il mio consiglio è: “incuriositevi e andate avanti potrebbe tornarvi utile”.

Come detto in precedenza, uno degli obiettivi principali di chi apre un’attività, o se preferite di chi esercita la propria professione, è quello di guadagnare o meglio di far quadrare i propri conti, perchè al di là della passione che ci ha spinto ad iniziare, sicuramente non sarà quella a “nutrirci”. Proprio per questo motivo è utile fare delle piccole riflessioni sui cinque punti sopra citati, per cercare di ottenere delle risposte a noi utili.

Uno degli errori più comuni che siamo soliti fare, è quello di scegliere il nostro costo in base alla  concorrenza, posizionandoci sul mercato ad un prezzo troppo basso o ad un prezzo troppo elevato, il trucco per scegliere il prezzo giusto è quello di capire prima di tutto quanto spendiamo noi di base per poter erogare quel servizio, a questo dato ricavato dal calcolo dei costi fissi più il calcolo dei costi variabili dobbiamo sommare il nostro guadagno non dimenticando che su questo guadagno noi andremo a pagare le tasse. Il calcolo dei costi fissi più i costi variabili, ci darà una visione abbastanza realistica delle nostre spese e se eseguito con cura e competenza ci darà la possibilità di valutare gli investimenti per lo studio con un buon impatto economico sulle nostre casse.

In realtà i calcoli per un professionista che lavora da anni sono abbastanza semplici, in quanto grazie alla matematica riusciamo a fare delle previsioni statistiche dei costi molto vicini al reale, sia perchè conosciamo bene le spese che si affrontano mese per mese sia perchè abbiamo un’ampia frequenza di tempo che possiamo sfruttare per i nostri calcoli, il difficile sta in realtà nella volontà e nel tempo che vogliamo dedicare a questa cosa. In uno studio agli albori, i dati che riusciamo ad ottenere sono un po’ meno realistici, in quanto si basano su delle spese stimate o poco reali, ma si può comunque fare, l’importante è avere un buon business plan dal quale partire, di solito questo documento viene redatto da professionisti del settore che ci possono aiutare nell’avvio della nostra professione, oppure viene compilato personalmente (internet docet).

Scegliere invece il nostro onorario, quindi quanto costiamo a tempo, è soggettivo e fa parte di una scelta personale, l’unico parametro che ci potrebbe aiutare, se di aiuto abbiamo bisogno è capire a quale target ci vogliamo rivolgere, e decidere così anche attraverso la valutazione dei costi delle prestazioni la nostra strategia di mercato.

Rispondere alla terza domanda per un lavoratore autonomo è fondamentale, capire o meglio sapere i propri costi e i propri guadagni è un dovere, e non va trascurato, altrimenti si incorrere nel ‘errore di fare un bilancio fasullo basato sul conteggio della cassa giornaliera o mensile. Ci tengo a precisare questo concetto, che per quanto possa apparire banale non va assolutamente trascurato, quello che si incassa giornalmente non è guadagno, una parte di esso è spese o peggio ancora è solo spese, avere sempre sotto controllo questi dati ci aiuterà molto nella gestione economica del nostro studio e abbasserà il rischio delle perdite economiche di fine anno.

” questo sopra in una visione semplicistica, è un concetto di economia: la prima nota, ma io preferisco definirlo una strategia di mercato vincente”.

Alcuni studi, scelgono come strategia di marketing (inconsapevolmente la maggioranza delle volte) di far pagare una prestazione clinica non particolarmente costosa per lo studio, ad un prezzo che ricopre a malapena le spese, in quanto hanno altri tipi di prestazioni cliniche che ricoprono abbondantemente i costi persi e i guadagni mancati. Questo concetto visto in visione delle entrate presenti in cassa non è sbagliato,  l’errore in questa pratica si evidenzia nel fatto che se di strategia si sta parlando deve essere consapevole, e soprattutto una volta diventata consapevole bisogna chiedersi se è una strategia  valida per il nostro studio.

Su cosa investire, in che modo e quando, fa parte del nostro bussiness plan, che se è stato strutturato adeguatamente ci aiuterà a fare quello giusto, perchè un’investimento è qualcosa che ci permette di  migliorare il nostro lavoro ma soprattutto di puntare ad un target nuovo, o di implementare quello già esistente. il modo, cioè come farlo, fa parte molto del nostro piano economico, per esempio sapere che un macchinario acquistato con un leasing piuttosto che in contanti ci aiuterà ad abbassare il costo delle nostre tasse è una nozione di economia fondamentale. Riuscire a capire quanto quel macchinario ci farà spendere nel presente ma risparmiare nel futuro è qualcosa che possiamo fare solo se conosciamo bene la nostra strategia di mercato, ma anche se conosciamo i nostri costi attuali.

Il quinto quesito è il più importante, infatti rispondere a questo dato, ci permetterà di motivare il nostro personale e noi stessi a far sì che ogni minuto della nostra attività diventi produttivo, riuscendo ad agevolare il lavoro di squadra, sapere per esempio che stando semplicemente fermo mezzz’ora oltre al mio tempo sto perdendo 40 euro, credo sia un dato di fondamentale importanza per un imprenditore di successo. Non vi sto suggerendo di riempire ogni minuto dello studio con pazienti per non perdere soldi ma semplicemente di gestire i tempi dello studio in modo sempre proficuo.

Quindi per iniziare o proseguire nella nostra attività, con meno rischi possibili dobbiamo fare un altro piccolo sforzo intellettuale che non sarà più un tipo di formazione specie-specifico rivolta alla nostra professione, ma dobbiamo apprendere delle piccole nozioni di economia ed imparare a conversare con il nostro fiscalista.

 

 

 

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E se fossimo noi i pazienti?

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Per essere un buon insegnate di nuoto bisognerebbe saper nuotare, ed essere stati a nostro tempo dei buoni allievi.

Da qui parte la mia domanda sicuramente sarete dei buoni clinici, ma nei panni del paziente come siete messi? 

 

Ora sicuramente avete risposto positivamente a questa domanda e avete scelto il vostro migliore paziente quello più simpatico, pensate per un attimo invece al contrario e quindi non di dover giudicare voi come paziente ma voi come medico nella visione del paziente.

 

Difficile?

Vi aiuto:

Avete mai preso un appuntamento con voi stessi?

Avete mai aspettato nella vostra sala d’attesa che arrivasse il vostro turno?

Avete mai provato a chiedere un informazione, o a comunicare che avevate paura ad una vostra assistente?

 

Potrei farvi altre mille domande ma credo che ormai abbiate capito il gioco.

Il marketing clinico non può e non deve essere un argomento sterile nel quale voi dobbiate imparare una parte a memoria, ma deve essere esperito su di voi e il vostro team.

Tutti siamo stati paziente di un dentista, anche nel caso in cui lo stesso fosse nostro padre, quindi tutti abbiamo l’esperienza della sala d’attesa.

Io ricordo una stanza piena di figure monotematiche sui denti, sotto forma di fumetti, figure più serie, qualcuna addirittura terrorizzanti, ma tutte immagini come ad indicarmi il fatto nel caso non lo sapessi già che mi trovavo da un dentista… “Capirai già ho la fifa poi tu me lo ricordi pure”.

Poi sedie tante sedie, altro messaggio chiaro qui si aspetta quindi siediti e poi si vede, giornali vecchi, e altre persone che si confrontavano.

Primo consiglio: “Vi raccomando a meno che non abbiate un giornalaio che vi rifornisce quotidianamente non riempite la sala di notizie degli ani 80, mi è capitato di leggere sei mesi fa in una sala d’attesa Diana e Carlo si Sposano 😱 Quando l’ho fatto notare mi è stato detto tanto qui c’è la Wi-Fi connettiti”.

 Alla sala d’attesa seguiva un corridoio e stanze operative, bè anche li tanta fantasia attestati appesi qui e li e ancora imagini di sorrisi perfettamente allineati, mi sono sempre chiesta ma perchè io dal dentista che già mi sento a disagio dovrei aumentare la mia sensazione. Ba!

Non voglio dilagare non devo parlare di me ma di voi, fate un tuffo nel passato e provate a ricordare la vostra prima volta.

Fatto! Ok mi fido,ora che siete sintonizzati pensate a ciò che vi infastidiva quella è la sensazione con la quale vorrei che giudicaste il vostro studio.

Portare l’innovazione del marketing nella propria attività significa rimettersi in discussione, dove tenere ben saldo i punti forti, e arricchire quelli deboli.

 

Il paradosso più complesso che spesso devo risolvere sono i pregiudizi che ci portiamo dietro, per esempio sono anni che porto avanti la campagna del gestionale negli studi, ormai spero quasi volta la termine, il cartaceo sembra quasi del tutto archiviato.

Quando chiedevo il motivo di questa resistenza la risposta era sempre la stessa ho paura di perdere i dati, non mi fido tutti sanno tutto e bla bla, in realtà la questione era la pigrizia al cambiamento e visto che le cose andavano bene perché cambiarle.

Imaginate se la macchinetta del caffè non avesse mai subito un evoluzione, e che oggi per farci un caffè saremmo costretti ad aspettare 15 minuti… il risultato? nessuno prenderebbe più il caffè. 

Oggi ci troviamo in un epoca in cui essere pigri e cullarsi sui propri successi non è una strategia vincente, bisogna reinventarsi e mettersi in gioco e pensare a noi stessi come a degli imprenditori che producono uno dei beni più importanti la salute. 

Ma un imprenditore per essere degno di questo nome deve avere la possibilità di delegare mansioni, impartire ordini, e occuparsi nel miglior modo possibile del propio prodotto senza farsi distrarre.

Continuiamo l’esperimento torniamo a voi:

 aprite la porta, rispondete a telefono e al citofono, pulite le sale, sterilizzate i ferri date l’appuntamento e incassate l’acconto, discutete un preventivo, recatevi dal commercialista, fate un ordine sistemate il magazzino, archiviate le foto, sistemate le schede cliniche, preparatevi la sala, e nel tempo che vi resta svolgete l’attività di clinico e magari perchè no tutto questo in uno studio con due o più poltrone e se siete ancora vivi potete anche bere ogni tanto.

Ok ho esagerato! ma il concetto è quello non siamo dei pc, il multitasking è passato di moda adesso quello che conta è essere sempre aggiornati e sempre efficienti.

Per restare sul mercato e sopratutto restare vivi dovete imparare a dilatare il vostro tempo:

-distribuendo i ruoli nel vostro staff

-delegando

-creando protocolli

-comunicando attraverso i social con i vostri pazienti

-aggiornandovi continuamente

-avendo consulenti stabili e dei quali vi fidate.

 

In un mondo dove il voyeurismo, e le “lauree su google” incalzano non possiamo pretendere di restare fermi nei nostri concetti accademici, e sperare di arrivare agli altri per il nostro caro passaparola. 

Siete bravi  e vogliamo aiutarvi a raccontarlo, migliorando la vostra comunicazione interna ed esterna se vuoi scoprire come:

 

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Categories: Marketing

Marketing clinico:  Prima l’uovo o la gallina? 

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Il marketing clinico nasce come un concetto di crescita naturale di operatività clinica eccellente trasferita al paziente.
Alcuni pazienti lo assorbono e lo restituiscono al clinico sottoforma di fiducia per tutta la vita, altri pazienti non riescono a contenerlo e lo distribuiscono sottoforma di passaparola.

In questo articolo, vi trasmetto la mia personale visione di come potrebbero nascere le regole del marketing.

 

 

 

 

Chi ha scritto le leggi del marketing odontoiatrico?

 

Era una mente brillante, stratega del mercato o era un brillante clinico che ha solo tradotto nel mercato le sue intuizioni?

A parer mio è come voler risolvere il paradosso è nato prima l’uovo o la gallina?

Noi clinici, siamo l’uovo che produce o la gallina da spennare del  marketing ?

Che tu sia l’uovo o la gallina, poco importa la strada da imboccare deve essere quella giusta, e la mia per esempio è stata il connubio perfetto fra studio ed intuizione.

Vorrei raccontarvi che è stato tutto facile il nostro percorso e che come per magia dinnanzi a noi si siano palesate sempre e solo grandi opportunità, ma ahimè! non è così, il nostro è stato un naturale processo di crescita che per bisogno, intuito o fortuna abbiamo attuato negli anni e che sono state l’iniettore di energia supplementare al motore lavorativo che tutti i giorni muoviamo con fatica e difficoltà.

 

Primo consiglio non odiate i vostri errori ma fatene tesoro sono un ottima guida in questo mare magnum di informazioni 🏊‍♂️

Tra una caduta e una vittoria, abbiamo iniziato a darci un tono, e cercato la nostra strada, la verità è che un processo di crescita, è sopratutto intuito e istinto e guardare al futuro con occhi di curiosità, pensate a tutte le intuizioni e innovazioni portate nel nostro campo ad esempio il cemento di Portland “MTA” in Endodonzia.

🤔Senza il cemento largo ai chirurghi, e poca vita ai “talebani” dell’endodonzia 😂😂… meno male che il mondo è vario è c’è posto per tutti🙇‍♂️

Contaminarsi è la regola del successo : vivere con le sensazioni degli altri e non solo con le  proprie, cercando nel disagio di chi ci si trova di fronte la forza di sperimentare nuovi processi di lavoro con la sola speranza che funzionino per il beneficio a cui sono destinati per il bene collettivo ed universale.

Seconda regola fa lavorare anche lo stomaco non solo la testa!

Una visione diversa come lo sguardo di un padre che deve donare le proprie attenzioni e cure a chi le chiede e ne ha bisogno e non come chi considera i bisogni altrui solo come opportunità di guadagno e numeri!
Una visione, che se percepita avrà una forza non paragonabile a nessuna regola di marketing ben eseguita ! 

La mia ricetta:

Mettete insieme testa e stomaco e mescolate bene, aggiungete un pizzico di curiosità, contaminate con l’innovazione e spolverateci sopra anche il confronto… mettete tutto insieme fate fermentare per diverse notti. e voilà consumate giornalmente a lavoro 😂

Scusate lo sproloquio sono le due di notte ed è agosto vorrei semplicemente condividere con voi le mie intuizioni/ricette che ritengo essere utili da apportare nella pratica clinica. 

Spero di saperle trasmettere anche a voi!  🤓🤓

Terza regola leggete confrontatevi e se vi va fatele vostre, e vi raccomando mettetemi un 👍
p.s. tutte le vostre modifiche apportate se costruttive saranno pane per le mie prossime ricette ☺️

Tornando seri 🤓 cercherò di raccontarvi ciò che da noi ha fatto la differenza e che funziona, rendendovi partecipi di un mio pensiero e di alcune mie esperienze di vita legate a considerazioni che ho rubato attraverso la quotidiana osservazione di eventi positivi o negativi, e che proprio perché facenti parte della vita quotidiana sono veri ! 

  1. Il tempo 

  2. Valore e percezione

  3. La guerra dei servizi

 1) Il tempo come il bene più prezioso ! 

 

“Uno scorrere inesorabile durante il quale l’unica cosa che possiamo fare e renderlo utile e piacevole”.

È sempre sbagliato dire non ho tempo piuttosto sarebbe coretto ammettere non so gestire il mio tempo 🤷🏻‍♂️.
La quantità del tempo non è una variabile ⏱, ma  tutto ciò che c’è intorno ad esso è variabile e questo è quello che determina la sua specificità.
Mi sono sempre battuto per risparmiarne un pò: pensate che dall’inizio della attività avevo calcolato un risparmio di tempo intorno alle 3 ore mensili solo immergendo in acqua calda il provvisorio in fase di ribasatura!!!
Si, preparando acqua calda intorno ai 70° gradi una volta miscelata la resina provvisoria immergendola all’inizio 3 secondi ribasavo per 10 secondi e lo rimmergevo per altri 3 secondi per poi inserirlo l’ultima volta sui monconi, questa procedura riduce il tempo di indurimento di circa tre minuti,
Bè! moltiplicato per quattro volte al giorno, fa 12 minuti al giorno  per 4 volte a settimana fa 48  minuti a settimana per quattro settimane 192 minuti  se sono circa tre ore! Meditate!💆‍♂️
A volte rimaneva il problema dell’acqua calda ma io avevo una splendida macchinetta del caffè che faceva anche acqua calda. Anche se oggi le cose sono cambiate da noi facciamo chairside, a volte capita che il provvisorio pre limatura deve essere ribasato  questa procedura viene ancora eseguita! e tutte la assistenti 🚴‍♀️ quando io chiedo di prendere la resina loro prendono anche acqua calda. 

Quarto consiglio individua procedure e processi che possono farti risparmiare tempo e standardizzali.
Ora questa è la più semplice delle procedure e voi pensate che mi sia fermato qui?
Ora se avete capito il concetto che il tempo è il bene più prezioso che abbiamo, perché non ci aspetta ma scorre inesorabilmente, la mia risposta è No!
Voglio raccontarvi un  esperienza fatta in una sala d’attesa, dove lì il tempo scorre inesorabile d’altronde la parola lo suggerisce… attesa!😱
Da quella esperienza ho capito che il termine sala d’attesa sembra essere coniato dai vecchi baroni, che quello spazio sterile e pieno di malumori, ansie  e lamentele diviene un raccoglitore di disagio che precede la visita o una cura e che secondo il mio punto di vista è inadeguato e senza senso! mica il problema della gestione del tempo è solo di noi clinici?🤨

Mia moglie mi chiese di accompagnarla da un pediatra “privato” per mio figlio che aveva dei sintomi strani di gastroenterite e vomito ricorrente ! Decisi di accompagnarla oltre l’apprensione per i sintomi di mio figlio anche perché volevo conoscere il collega, mi avevano parlato bene di lui ! Arrivati c’era  una stanza di 3 mt per 2.5 mt senza condizionatore (era il mese di luglio ) non c’era un giornale manco a pagarlo, per l’accesso al bagno si doveva chiedere a lui perché collocato in un corridoio chiuso da una porta non c’era una segretaria!🙄 

Ad aspettare il collega c’erano già tre persone che a loro detta aspettavano già da 20 minuti, all’interno dello studio per la visita non era entrato ancora nessuno e qualcuno disse il dottore è a telefono ! sarà successo qualcosa ! Dopo altri 5 minuti entro nella sua stanza un po’ sudato con aria stufa facendo cenno di entrare al prossimo😑. 

Dopo un minuto dall’entrata della mamma con un bambino piccolo una telefonata impegnò il collega che esce dalla stanza tra le cose che riuscì ad origliare scandì bene: “ ma lei la vuole vendere? “  fu chiaro che si trattava di una compravendita  e comunque di suoi affari personali …😶 ma quella telefonata lo impegnò altri 15 minuti in una serie di imbarazzi e lamentele varie passarono i minuti più produttivi della mia vita non lavorativa durante i quali mi immersi completamente nei miei pensieri che frustrati e frustati da un misto di rabbia e dispiacere rammarico e rancore entrai in un subconscio formato di un parallelo alternativo a quello che stavo vivendo !😥

Ricordate gestione del tempo! 😏

Dopo essersi liberato dal telefono si liberò velocemente dei pazienti effettuando delle visite che durarono 3 minuti la prima 4 minuti la seconda nel frattempo la terza persona se ne era andata nell’impossibilità di chiedere quanto tempo dovesse aspettare ancora, quindi tocco a noi, una stretta di mano veloce e un anamnesi con lo sguardo rivolto al cellulare due domande: da quanto i sintomi? con che frequenza ?  chiese a mio figlio di salire sul lettino effettuando una palpazione dell’addome come il peggior medico sapesse fare, nel toccargli l’addome, Michele sorrise e lui si arrabbiò come se quell’attimo di serenità gli faceva perdere tempo! gli annuso l’alito e tiro la sua sentenza: ha uno stato chetoacidosico dategli da mangiare degli zuccheri gli prescrisse delle vitamine e la visita fini li. Nelle parole la sua fretta di terminare la giornata lavorativa e di congedarci frettolosamente. lo pagai per la visita e già sapevo che erano 30 euro  e per quanto fosse un prezzo accessibile pensai che comunque era una truffa.

Oggi mi dico ! Grazie  a quella bellissima esperienza! Ho sbloccato la mia mente 🧘‍♂️ e spesso mi immedesimo negli altri e nei servizi che offro per capirne i limiti e cercare di stravolgerli, la nostra sala d’attesa oggi si chiama “attesa zero” ovvero un luogo di transito prima della clinica dov’è non esiste far attendere neanche un minuto e se anche ci fosse l’attesa il tempo viene reso utile e di qualità poiché ricco di servizi utili! 

L’attesa zero rimane l’innovazione che durante i nostri corsi crea più attenzione curiosità ma anche disagio, poiché per attuarla occorre una catena di eventi organizzativi in cui tutti gli anelli hanno la stessa importanza! 😌 Spero per te, di riuscire a trasferirtela in futuro così da portarla nella tua struttura così come hanno fatto le decine di colleghi e non solo odontoiatri che ci frequentano.🤓

Intanto segnati questo :

  1. lavora sul rispetto del tempo di attesa poiché se rispettiamo il tempo altrui questi ci penserà due volta prima di bucarci un appuntamento.
  2. Migliorare la qualità dell’attesa se mai ci fosse facendo percepire che il tempo di attesa è di qualità offrendo qualcosa che ne aumenti il valore, migliorare la qualità del tempo né riduce la durata percepita poiché il tempo verrebbe vissuto come bello e non come una perdita.
  3. Fornire servizi per migliorare e rinforzare i punti precedenti , ed arrivare ad ottenere dal paziente un anticipo sull’orario 

Quinta regola rispetta il tempo degli altri e loro rispetteranno il tuo.

 

2) Valore e  percezione

Vi siete mai chiesti cosa percepiscono i pazienti di quello che fate?

Cosa gli rimane del valore emozionale alla fine della seduta clinica ? 

Tranquilli non è roba new age, sono un collega e faccio clinica, semplicemente nel mio processo di contaminazione ho dovuto dare ragione alla mia psicomoglie e accettare che l’emozione migliora e arrichisce qualsiasi cosa. 🤷🏻‍♂️

Anche io all’inizio della mia attività pensavo di vendere  una prestazione clinica , la migliore che io riuscissi ad effettuare e la stessa  dovesse necessariamente produrre maggiore valore  percepito ! Ma in realtà non è così !😕

Ricordatevi che quando offriamo un servizio stiamo offrendo nello stesso istante le nostre competenze ed il nostro tempo ma allo stesso modo ci stiamo appropriando del tempo del paziente! Ora qualsiasi sia il motivo o il tipo di prestazione  una semplice otturazione una terapia canalare  un estrazione un impianto etc quello che sarà cambiato alla fine saranno due cose :
Gli effetti della nostra prestazione ( certo meglio 10 faccette che un estrazione di un molare del giudizio).

Le variabili che avverranno durante il trascorrere del tempo della seduta! 

Mi spiego meglio : sul primo punto penso non ci sia da discutere, i sorrisi che produciamo, i dolori che risolviamo sono l’analogo del prodotto di una azienda, più ne produciamo più vinceremo sul mercato!   

Ma mentre le aziende producono  prodotti in cui il loro valore  è percepita solo nel prodotto quando si parla di servizi il valore ne è determinato anche dalla percezione durante l’esecuzione.

Elevare il valore percepito sarà quell’arma in più rispetto al vostro concorrente a parità di prestazione eseguita. 

Potrei farvi tanti esempi sarebbero tutti utili ma già non ho il dono della sintesi … poi in un articolo ! 🤐

Mi limito a chiedervi secondo voi un ristorante guadagna stelle solo per i prodotti che lo chef cucina o per tutte le attenzioni che mettono nella presentazione del piatto e nella cura della sala?  🧐

Il successo dipende da tutta la squadra in egual modo ed un piatto stellato presentato raccontato servito come in uno Smart food non avrà lo stesso valore !

Pensate …🤔

 

3) La guerra dei servizi

Un servizio, è un utile funzione  che determina una serie di benefici di cui l’effetto migliore è dilatare il tempo.
Non c’è la faccio a non raccontarvi un mia esperienza sui servizi questa volta 😁.
Qualche anno fa mi capito di fermarmi al negozio di una fruttivendola del paese dove vivevo, Ottaviano in quel esercizio non ci entravo da quasi  30 anni!  e mi ricordo che mia mamma mi mandava a prendere la verdura la frutta e gli odori quasi ogni settimana. I miei ricordi erano positivi un profumo di spezie hanno sempre avuto posto nella mia memoria ed ogni volta che mi capitava di entrare in una frutteria o posti simili  il profumo delle spezie mi risveglia  i ricordi della mia infanzia.
Bene quando ci sono entrato l’ultima volta avevo i bambini in macchina con me e una telefonata di quelle che fanno le mogli mi obbligo a fermarmi, e sorpresa!😃
Dopo i convenevoli saluti, sai non ti vedo da parecchio e cose simili la mia attenzione era sul banco di vendita dove non c’erano solo le verdure fresche ma un banco frigo dove erano state anche cucinate e condite pronte per mangiarle!😁
Accanto alla frutta fresca confezioni di frutta già sbucciata  e tagliata in forme simpatiche dei personaggi Disney  in comode vaschette da merenda per bambini !🤣
Feci i miei complimenti ! E Laura la figlia della fruttivendola mi disse che aveva preso lei in gestione il negozio che un tempo era della madre e che la sua idea  era venuta da un viaggio a Barcellona visitando i mercati tipici come la bocheria ! In questi luoghi non si fa solo la spesa ma le persone mangiano o commissionano cuochi dove poi ritirano pietanze già cucinate con ottimi ingredienti a buon prezzo ed il prezzo si riduce ancor di più  per il tempo guadagnato facendo fare a qualcun altro qualcosa che non potremmo fare! ( ha la delega !😆)
D’altronde  dove vivete, non avete notato un aumento degli esercizi dove si vendono piatti cucinati e da portare a casa?
Be se non c’è ne sono vi consiglio di investire!😆
Poi mi disse ? Ma dottore se avete bisogno di altro chiedete pure !
Ed io ; in che senso ? Facendo una faccia alla Verdone 🙄 che tra le faccine degli emoticon non esiste ancora !
Le : se le occorrono le sigarette mando il ragazzo a comprarle il tabacchi e qui a fianco e se deve pagare bollette la prossima volta le porti, io ho una corsia preferenziale, così lei può passare più tempo qui nel negozio 🤑.

Vabbè ragazzi vivo a Napoli qui la fantasia dilaga 😂😂😂.

In quell’istante cercavo di stare tranquillo e tante cose mi affioravano  nella mia mente arguta è diabolica 😈

Ci sarebbero tante considerazioni da fare adesso mi limito a questa: un semplice esercizio che vendeva frutta e si è saputa  evolvere così tanto che è riuscita non solo a migliorare i servizi direttamente collegati al suo prodotto, ma a sfruttare a suo favore quelli che aveva vicino prendendosi l’unica cosa che poteva prendersi in più cioè il tempo! 

Ritorniamo all’odontoiatria ! 

Sesto consiglio ricorda di delegare… però aspetta impara prima a farlo io pensavo di saperlo fare ma la mia psicomoglie mi ha rimesso sui banchi a studiare🤨🤨 e finalmente adesso 💪💪.

Riuscite a pensare a quanti servizi possiamo aggiungere alla nostra ?  

In quell’ora in media in cui i pazienti passano allo studio di quante cose possono aver bisogno?  Volete che vi racconto tulle le mie visioni ?☺️  Qualcuna ve la racconto ! 

Siamo già passati : Dalla sala d’attesa ad attesa zero ma in futuro ci sarà la “sala inattesa” .

Dove grazie alla tecnologia, ed il mondo digitale e le app, potremmo aiutare a fare la spesa online, spedire ricette mediche, pagare bollette, aiutare a compilare moduli noiosi. E non solo servizi online ! Credimi c’è ne sono tantissimi.

In futuro le migliori aziende saranno quelle che avranno più servizi, che in tema marketing sono considerate l’attrazione dei pazienti.
Concetto semplice più i pazienti restano con noi più hanno bisogno di noi come parte integrante della loro esistenza. 😉

Il marketing tirato fuori dalla clinica dai nostri umori, paure, quello può farci migliorare, sicuramente studiando la comunicazione ma non  seguendo una ricetta scritta per una categoria  in modo standard. 

Mi farebbe piacere conoscerti da vicino la crescita professionale è sempre stato il mio motore, trasferirlo agli altri è lo stimolo a far crescere sempre di più la disciplina che più amo l’odontoiatria.

 

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